AUGURI HINAULT, IL TASSO COMPIE 70 ANNI
«Attaccare è l’anima del ciclismo. Ed è un impulso che c’è o non c’è. Non si può imparare. Si attacca per istinto, per natura, per una voglia irresistibile e irrefrenabile. Io ero fatto così: attaccavo perché mi sentivo più forte e volevo dimostrare di essere più forte. Una volta si attaccava di più e gli attacchi facevano una maggiore differenza. Ma adesso che il ciclismo è più livellato e spesso telecomandato, attaccare è ancora più difficile, più raro e più valoroso».
Hinault è stato l’ultimo dei grandissimi prima dell’avvento di Tadej Pogacar. Il bretone resta un osservatore acuto di ciò che succede nel mondo del ciclismo.
Alla festa di compleanno avvenuta nel comune francese di Bruz, in Bretagna, oltre alla moglie Martine c’erano anche due vincitori di Tour. Tra questi Joop Zoetemelk e Bernard Thevenet. È intervenuto pure il presidente dell’Uci, David Lappartient. Riguardo Eddy Merckx – che nel 2025 di anni ne farà 80 – ha rinunciato all’ultimo momento: non sta viaggiando molto in questo periodo.
«La natura mi ha donato il talento per andare forte in bici, io ho saputo coltivarlo e dunque me lo sono goduto. Nella mia epoca sono stato un mito come lo era Merckx. Ogni periodo storico della bici ha avuto dei riferimenti. Coppi, Bartali, Anquetil, Bobet, lo sono stati prima di noi. Dopo, c’è stato Indurain. E poi altri ancora. Ognuno con il suo posto, in un determinato momento».
Professionista dal 1975 al 1986, Hinault in carriera ha vinto cinque Tour de France, tre Giri d’Italia e due Vuelta a España. Un campionato del mondo professionisti, una Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia e due Liegi-Bastogne-Liegi. In dodici anni di attività da professionista il bretone conta un totale di 216 vittorie.
«Ho smesso di correre presto, a 32 anni. Ma ho avuto il privilegio di decidere io, quando mi era passata la voglia di continuare. Non capita a tutti, direi quasi a nessuno. Riguardo al sesto Tour de France, se avessi voluto inseguirlo, avrei continuato a correre. E invece non l’ho fatto».
L’attenzione di Bernard Hinault sul ciclismo odierno non può che essere rivolto al 2024 di Tadej Pogacar. In gara dal 2 marzo lo sloveno della Emirates ha vinto oltre il 37% delle volte in cui si è presentato al via. Numeri che fanno scattare i paragoni con i più grandi del ciclismo.
«Se non avrà incidenti, Pogacar a fine carriera ha ottime chance di superare il sottoscritto e anche Merckx. A me, più di ogni altra cosa, impressiona il fatto che abbia vinto già tre Tour de France a 26 anni. E in quelli che ha perso, è arrivato secondo. Non è certo utopia pensare che possa arrivare a sei. Tadej potrà persino fare la tripletta Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno. Tra un grande giro e l’altro ci sono almeno tre settimane, per recuperare. Credo che prima o poi ci proverà».
Hinault è stato l’ultimo francese a vincere il Tour nel 1985 e nel 2025 fanno 40 anni che nessun connazionale ci sia mai riuscito.
«In gruppo non vedo nessun francese che possa aspirare a conquistare il Tour – conclude Hinault -. Magari il mio ‘erede’ è già nato, ma non va ancora in bicicletta».
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