POGACAR OVER THE TOP, TUTTI I NUMERI DEL FUORICLASSE
Anche nell’ultima tappa a cronometro Tadej si è potuto concedere un arrivo a braccia alzate. Lo sloveno rifila a Jonas 1’03” vincendo a Nizza la sesta tappa nel suo terzo Tour de France. Abissali i distacchi in classifica per Vingegaard (2°, +6’17”), Evenepoel (3°, +9’18”) e Almeida (4°, +19’03”).
«Jonas mi ha spinto più in là, devo dirgli grazie – ha ammesso Pogacar -. Stavolta non ho compiuto errori, sono stato perfetto. Sul Galibier ho capito che ce l’avrei fatta. Merito anche dei compagni di team. Inoltre non potevo deludere la mia fidanzata Urska che ha provato queste strade con me».
Al Tour de France Pogacar ha fatto qualcosa di mai visto prima. Nelle salite lunghe (35’/40’), lo sloveno ha spostato i limiti da 6,1-6,2 watt/chilo; 1.800 metri/ora a 6,8 watt/chilo e 1.900 metri/ora. In pratica 2’/3’ in meno, una vera enormità.
Secondo i dati del social Strava, quando pedala in «Zona 2» (ritmo aerobico) Pogacar riesce a spingere sui pedali 5.5 watt/chilo. Un ritmo che manda in affanno l’80% dei suoi colleghi. Loro faticano, lui passeggia. Pogi consuma quasi zero nell’80% delle fasi di gara, restando fresco quando attacca.
Dopo aver spianato le montagne della Grande Boucle, il marziano in bici sigla una doppietta rosa/gialla che mancava da Pantani 1998. «Tutti mi hanno raccontano storie sul Pirata, tanti mi ripetevano il nome di Marco mentre percorrevamo le sue strade. Per me è un onore arrivare dopo uno dei più grandi della storia. Riposi in pace». Le parole di Tadej dopo aver ricevuto il trofeo del vincitore dalle mani del principe Alberto.
E col trionfo nella crono finale Pogacar batte un altro record di Merckx. Tadej è il primo nella storia a prendersi 12 tappe tra Giro e Tour: una frazione in più del Cannibale. A questo si aggiunge il record inedito delle 18 vittorie in 52 giorni di gara (35%) nel 2024.
Tuttavia c’è chi non crede che un dominio così sia “pulito”. A riguardo lo sloveno afferma. «Troverò sempre chi mi odia, chi è geloso, chi semina sospetti sul niente. Questo mi dà ancora più voglia di vincere. Il ciclismo ha investito tanto per superare il passato e oggi è uno degli sport più puliti. Per me la salute viene sempre prima».
Pogacar ha vinto con preparazione maniacale, usando ad esempio lo scooter, come riferimento in salita per simulare la gara. Tadej ha battuto poi il caldo che soffriva. E questo utilizzando abbigliamento invernale durante gli allenamenti estivi. Oltre a fare uso di saune e sensori dermici per valutare la perdita di efficienza.
Ha utilizzato le misure mitocondriali con test del sangue. Allo scopo di valutare lo stress del mitocondrio e adattarlo ai ritmi di gara e a una corretta alimentazione. Ciò ha permesso dei piani di integrazione mirati. Tali da portarlo ad assorbire oltre 100 grammi di carboidrati l’ora invece dei 55/60 tollerati dai colleghi.
Pogacar ha poi ridotto le pedivelle, portandole da 172,5 a 165 millimetri migliorando così l’efficienza di pedalata e i watt prodotti. Si tratta di una scelta estrema, che può provocare problemi articolari e muscolari. A lui però ha regalato solo potenza aggiuntiva.
Rispetto a Vingegaard vincitore del Tour 2022 e 2023, Pogacar soffriva molto a cronometro. Schiena e torace non tolleravano la posizione, il rendimento era penalizzato dal dolore. Con un lavoro mirato sulla bici, Tadej è passato da 6,2 a 6,6 watt/chilo, diventando uno dei migliori cronoman al mondo.
Ora che Pogi è arrivato a 17 tappe al Tour, è normale credere che punti al record di 35 strappato in questa edizione da Cavendish. Sembra però che lo sloveno abbia altri programmi. «Un giorno vorrò una Vuelta e tentare magari la Roubaix. Ma adesso guardo la maglia da campione del mondo di Van der Poel. Penso che mi starebbe bene addosso».
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