Il doppio inchino di Pogi, les jeux sont faits

DOPPIO INCHINO E LES JEUX SONT FAITS

Tadej Pogacar il Marziano venuto dalla luna, alla Grande Boucle sigla la sua quarta impresa spaziale. Lo sloveno ripete l’inchino teatrale a cui ci aveva abituato a maggio. Ora sì che i colori rosa e giallo si sono definitivamente mescolati.

Il Tour si aggiunge al Giro nello stesso anno, come non succedeva da Pantani 1998. Ventisei anni dopo, il Pirata pare aver trovato un nobile erede, senza bandana, ma con ciuffo altrettanto ribelle.

A Isola 2000 durante la 19ª tappa del Tour, in fuga ci sono scalatori eccellenti. Carapaz oro a Giro e Olimpiadi, Hindley che ha vinto pure lui il Giro, Simon Yates, Jorgenson.

Il gruppo maglia gialla più dietro segue con 4’ di ritardo dalla testa della corsa. Dopo aver attraversato il paesaggio lunare della Bonette, la vetta pedalabile più alta d’Europa (2.802 metri) l’ultima scalata sulle Alpi segna uno spettacolo unico.

A 9,5 km dall’arrivo e con davanti una fuga guidata da Jorgenson a 2’44”, ancora una volta lo sloveno rompe le righe. Pogi, scatena i suoi tre scudieri che fiaccano un gruppo oramai stremato.

La maglia gialla si contiene per qualche chilometro poi molla i freni: Vingegaard e Evenepoel perdono un minuto in un amen. Pogacar risucchia chi gli sta davanti con la potenza di un aspirapolvere industriale, trasformando in cicloturisti atleti di razza.

Matteo Jorgenson, vassallo di Vingo, pensava davvero di dare un successo alla sua Visma tramortita. Ma l’americano ha dovuto subire la sciabolata di Pogi che non concede premi di consolazione.

È in cima in 38’13” a 25 km/h di media e toglie 3’30” al record di scalata. Il precedente primato apparteneva a Rominger e Indurain al Tour 1993, con una velocità media di 21,38 km/h. Questo dello sloveno si tratta di un miglioramento mai visto, come sul Plateau de Beille la settimana scorsa. Quasi 1.900 metri di dislivello/ora divorati, 16’ di vantaggio sul quarto in classifica generale.

Pogacar avrebbe potuto gestire la corsa visto che in salita non ha rivali. Invece, lo sloveno ha cercato lo straordinario. «Sì, avete visto il miglior Tadej di sempre, questa è la miglior versione di me stesso – dichiara appena sceso dal podio -. Rispetto agli anni passati ho maturato più esperienza. Non sono mai andato in ansia e non ho sentito la pressione che volevano mettermi. Dal Galibier che ho la situazione sotto controllo».

Che questo sia il Tadej Pogacar più forte mai visto, è fuori da ogni discussione. E del fatto che si stia avviando a completare la doppietta Giro d’Italia-Tour de France, può sorprendere fino a un certo punto. Nel 2022 e 2023 Pogi aveva perso il Tour de France da Jonas Vingegaard, e ne aveva sofferto non poco. Per prendersi la rivincita ha così cambiato totalmente approccio.

«Non mi piace parlare di rivincite – ammette lo sloveno – ma quelle sconfitte mi hanno motivato e fatto crescere. Volevo dimostrare che i primi due Tour vinti non erano un caso. E devo ringraziare soprattutto Jonas: lo sport è fatto di rivalità e la nostra mi spinge sempre un passo oltre».

Ha iniziare dalla cura dei dettagli a differenza di quanto faceva in passato, Pogi non ha tralasciato nulla. Da questo punto di vista ha effettuato un cambio decisivo nell’approccio alle corse. Prima considerava il ciclismo come un divertimento. Adesso prende la corsa molto più seriamente.

Pogacar è un talento mostruoso, motivato in modo ossessivo e assistito alla perfezione. Come il fatto di essersi sottoposto a test per la determinazione della massa di emoglobina dopo il Giro, durante il ritiro a Isola 2000. Simulando il grande caldo che ha sempre sofferto, allenandosi con due magliette addosso.

Ciò spiega il perfezionismo raggiunto e il modo in cui ha preparato i ritmi di scalata. I limiti di rottura e i punti dove attaccare e persino le scelte innovative sulla bici. Vedi la lunghezza delle pedivelle.

«La corsa in Italia è stata un’ottima preparazione – dice lo sloveno – e poi queste strade le conoscevo bene. Ho scalato una quindicina di volte Isola 2000 durante la preparazione».

A questo punto Pogacar potrebbe andare alla Vuelta per vincere tutti e tre i grandi giri lo stesso anno. Una cosa mai riuscita prima. Più probabile però, che lo sloveno opterà per concentrarsi sulle gare di un giorno.

In particolare sul Mondiale di Zurigo, il cui percorso gli si addice. Magari è facile poterlo vedere al via della Vuelta nel 2025, per la “tripla corona”. Nel frattempo godiamoci questo Tadej che fa tanto divertire.

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