Capolavoro. La volata a Francavilla al Mare, sul traguardo della 11° tappa del Giro, è stato un tocco di classe firmato da Jonathan Milan. Sul traguardo battezzato 54 anni fa da Michele Dancelli, il friulano concede il bis con l’arrivo di otto giorni prima ad Andora.
Sul rettilineo finale, i velocisti hanno giocato duro in una tappa affrontata a 47,171 orari. La più lesta della storia della corsa rosa con chilometraggio superiore ai 200 chilometri.
Negli ultimi 500 metri gli uomini della Lidl-Trek si sono un po’ persi, complice il vento contrario, in uno sprint per nulla facile. Eppure Johnny è stato perfetto. Un gigante di 1 metro e 94, capace negli ultimi 20 secondi di sviluppare una velocità di 76 orari, con un picco di 1940 watt.
Poco dietro c’è pure una caduta, nemmeno troppo lontana dalla ruota di un incauto Pogacar, che coinvolge cinque corridori, tra cui Jakobsen. Ma la maglia ciclamino ha già battezzato le ruote giuste, in particolare quella di Merlier.
Il belga che lo aveva rimontato a Fossano nel primo sprint, qui viene superato dall’azzurro ai 50 metri. Poco importa se lo stesso Merlier verrà poi retrocesso per il cambio di traiettoria che frena lo sprint di Molano. Milan ormai era imprendibile e stava già allargando le sue braccia in segno di vittoria.
Johnny, 24 anni, ha ormai raggiunto un livello altissimo. In volate secche, non ha nulla da invidiare a nessuno. Esploso a 19 anni con l’oro olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre, negli ultimi due anni ha fatto grandi progressi. E di certo i margini di crescita ci sono ancora. Se in termini di potenza pura ha già valori elevatissimi, forse è dal punto di vista dell’aerodinamica che può ancora migliorare.
Qualcuno lo avvicina a Cipollini e il paragone ci può stare nel senso che Milan ha un fisico simile. Tuttavia il Re Leone in bici era più fermo. Pertanto quando si parla di aerodinamica, la posizione di Mario può essere un punto di riferimento.
Ad oggi il velocista più completo è Jasper Philipsen. Non a caso ha vinto la Milano-Sanremo, ed è arrivato secondo alla Parigi-Roubaix. Inoltre lo scorso anno ha vinto quattro tappe al Tour, grazie anche al supporto speciale di Van der Poel. Il friulano ha tutte le carte per diventare un corridore da Sanremo e Roubaix.
Intanto i traguardi alla sua portata, da qui alla fine del Giro, sono tre. Venerdì a Cento, giovedì 23 a Padova e domenica 26 nella passerella finale di Roma. La maglia ciclamino, già sua un anno fa, è saldamente sulle sue robuste spalle. Il vero avversario saranno le grandi salite, più che gli altri velocisti. Rispetto ai quali, peraltro, ha già dimostrato di avere più tenuta quando la strada sale.
Dopo il Giro si dovrà concentrare sull’Olimpiade di Parigi. Il primo obiettivo è quello di confermare con il quartetto a squadre la medaglia d’oro vinta in pista a Tokyo. Poi potrà tornare a pensare alla strada e ritagliarsi una chance all’Europeo da metà settembre in Belgio.
La carovana oggi entra nell’entroterra marchigiano con strappi e Muri che si dipanano tra Recanati e l’arrivo di Fano. Una giornata da prendere con le pinze.
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