Sprint a tre sul Gran Sasso vince Bais

La settima tappa del Giro d’Italia, da Capua a Campo Imperatore, è una specie di Tirreno-Adriatica. Dal mare di Napoli si arriva a quota 2000 metri sul Gran Sasso difronte all’Adriatico. Il Giro torna così in Abruzzo, dopo la partenza sulla pista ciclabile della Costa dei Trabocchi.

Dalla Campania, si sale sull’altopiano più esteso degli Appennini. Una landa carsica di bellezza mozzafiato, dove la roccia delle montagne è di tipo dolomia. Per questo che al tramonto delle giornate, il colore del Corno Grande (2912 metri), si tinge di rosso.

Per cinque volte, su questi paesaggi si sono accese le telecamere del Giro d’Italia. La prima volta nel 1971 con la vittoria dello spagnolo Vicente Lopez Carril (maglia rosa Ugo Colombo). Nel 1989 il danese John Carlsen (in rosa l’olandese Breukink), nel 1999 Marco Pantani, che andò in rosa. Infine nel 2018 con il britannico Simon Yates che era già maglia rosa.

Memorabile quando in una giornata gelida e piovosa, Marco Pantani vinse in solitudine dopo aver staccato Ivan Gotti. Un uomo solo al comando, immerso tra due muri di neve e tifosi intirizziti a bordo strada. Quel 22 maggio del 1999, Pantani fu l’unico corridore a scalare la montagna a mani basse sul manubrio, in tenuta estiva.

La neve c’è stata anche oggi a bordo strada, alta alcuni metri, nonostante l’incessante lavoro degli spalaneve, per pulire i 26 km di ascesa. Una tappa con arrivo in volata a tre. Coraggio e bravura per gli attaccanti. Ci hanno creduto e hanno vissuto una giornata indimenticabile.

Dopo ore di grande fatica e 215 chilometri in fuga, Davide Bais centra il momento di gloria. Soddisfazione per un ragazzo che ci ha sempre creduto. Oltre alla tappa, prende anche la maglia azzurra di miglior scalatore. Piazza d’onore per Karel Vacek. Terzo Simone Petilli.

Poco dietro Evenepoel vince lo sprint per il 4° posto davanti a Roglic. Il tatticismo esasperato da parte degli uomini di classifica non ha portato stravolgimenti. Pertanto, in maglia rosa rimane ancora il norvegese Leknessund. Sembra quasi che i big, abbiano voluto snobbare una tappa che è una classica del Giro.

“Sono andato in fuga per prendere punti – dichiara il vincitore – . Dopo aver capito di potercela fare, l’obiettivo per me era di provare a vincere. Da tanto tempo desideravo un successo al Giro d’Italia e finalmente ce l’ho fatta”.

“Emozione fantastica e vittoria inaspettata – afferma il patron del Team Eolo-Kometa, Ivan Basso -. Ora ci aspettiamo qualcosa da Albanese che ha fatto un ottimo inizio e poi Fortunato che potrebbe provarci già dalle prossime tappe”.

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