Peter Sagan, 33 anni il prossimo 26 gennaio, per i più giovani del gruppo resta un punto di riferimento. Vedi la sua abilità nel sapersi gestire su ben cinque bici diverse: strada, gravel, mountain bike, ciclocross e mtb elettrica. Una capacità di guida, in grado di farlo arrivare ai massimi livelli agonistici. Dal 2010, lo slovacco risulta infatti essere l’unico atleta a vincere almeno ad ogni stagione, una corsa nella categoria WorldTour.
«Sono approdato tra i professionisti nel 2010. Ricordo che alla mia prima gara in Australia, al Tour Down Under, mi dissi: se riesco a piazzarmi qui, posso anche vincere. Da allora ci ho preso gusto. Quel periodo i giovani non erano bene accolti dai veterani del gruppo. Tra l’altro si parlava anche male del ciclismo. Ma a me bastava vincere una gara, una sola, ogni anno. A 33 anni oramai vedo tutto in modo diverso. Considero il ciclismo non più come una sfida, ma una bella esperienza, un viaggio da concludere in grande stile».
Tuttavia, nel suo palmares manca una Milano-Sanremo. Il quarto Mondiale su strada invece, potrebbe siglare l’immagine di un professionista straordinario. Dal prossimo 22 gennaio, Sagan farà il suo debutto alla Vuelta San Juan in Argentina. Subito dopo, ad attenderlo c’è il ritiro in Colombia, tra le montagne del Sud America.
Peter è ancora capace di battersi per le gare importanti, lottando come ha sempre fatto. Anche se il 2022 non è andato secondo i piani, al Mondiale è arrivato comunque al 7° posto. Intanto, pochi giorni prima di partire per l’Argentina, Sagan si è cimentato sui pedali con il figlio Marlon, di 5 anni. E questa cosa per il tre volte iridato, è valsa più di una Classica.
«Marlon è la vittoria più grande che potessi ricevere dalla vita. Ringrazio soprattutto che sia sano. Il ciclismo mi scorre nelle vene, ma mio figlio, rimane l’unica vera felicità».
Riguardo gli incidenti stradali che coinvolgono i ciclisti, non ultimo Rebellin ucciso da un camionista, Sagan fa delle dichiarazioni sulla sicurezza stradale. «Rispetto a 10 anni fa, oggi è molto pericoloso andare in bici».
Lo slovacco, punta principalmente il dito contro un “un numero sempre più alto di auto in circolazione”. Senza dimenticare poi l’uso inappropriato del cellulare, che la maggior parte degli automobilisti adottano, “proprio quando si trovano alla guida del mezzo”.
Tra le nuove leve presenti in gruppo, Sagan fa apprezzamenti al già affermato Alaphilippe ed anche a Remco Evenepoel. Al contrario su Van Aert. “È un grande campione” afferma lo slovacco, “ma al Tour mi ha insultato e non si è ancora scusato”. Per questa ragione, Sagan aspetta che il belga vada da lui a chiarire i fatti avvenuti all’ultima Grande Boucle.
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