Una doppietta di Richarlison regala ai verdeoro i primi tre punti. La seconda rete dell’attaccante del Tottenham Hotspur, è un capolavoro destinato alla cineteca del Mondiale.

Dopo quasi quattro anni dall’ultima Coppa del Mondo, il Brasile torna a confrontarsi con una nazionale europea. I numeri nudi e crudi parlano chiaro: due reti, un palo di Alex Sandro, una traversa di Casemiro. Oltre a otto conclusioni verso la porta della Serbia, molte delle quali disinnescate da Vanja Milinkovic-Savic.
Per contro i serbi non hanno mai sollecitato Alisson: zero tiri in porta. Insomma, non c’è stato match, con la Serbia asserragliata e le maglie oro a girarle intorno. Calma ed equilibrio. Gli ingredienti chiave del c.t. Tite. Brasile a due anime quindi. Offensivo e al contempo difensivo. Non è casuale che in 45 minuti la Seleçao non abbia concesso l’ombra di un’occasione ai serbi.
Sognare è bello e terapeutico, fa bene all’umore e alla salute. E la Seleçao ieri ha mostrato di avere le basi per andare lontano. Ma i sogni spesso ingannano. Bisogna perciò confrontarsi con la realtà ed affrontarla. Mr. Tite per ora ha un solo obiettivo: mettere in sicurezza la gioia di giocare dei suoi uomini. Soprattutto, non perdere di vista l’obiettivo della conquista del sesto titolo.
Dragan Stojkovic ci ha provato ad incartare gli avversari con un 3-4-2-1 modificato a tratti in un 5-4-1. La vecchia tattica dell’ingolfamento, usata spesso per depotenziare la Seleçao. Il Brasile dal canto suo ha giocato a due velocità: lento da una parte, ravvivato da Vinicius a sinistra. Alla velocità di quest’ultimo seguivano i palloni in verticale.
Il primo lo ha servito Thiago Silva e lo stesso Vinicius, ma è stato poi anticipato da Vanja Milinkovic Savic in strepitosa uscita bassa. Il secondo radente filtrante lo ha offerto Paquetà a Raphinha, ma l’esterno del Barcellona ha calciato in modo debole.
Thiago in versione scambista di ruoli con Casemiro, il centrale difensivo del Chelsea. Paquetà a cucire tra mediana e prima linea. Neymar sulla trequarti gettato nella mischia. O Ney marcato sempre da Lukic. Nel secondo tempo la Serbia non regge il cambio di mentalità e di visione del Brasile.
I serbi, perfetti sino a quel momento, mollano di colpo. Neymar si sveglia e ispira l’1-0, la freccia Vinicius mette il piede in entrambi i gol, ma l’uomo della svolta è Richarlison.
Una rovesciata, anzi una sforbiciata, da sigla di una trasmissione sportiva. Per la gioia di Antonio Conte che quest’estate, lo ha convinto ad accettare il Tottenham e dire no ad Arsenal e Chelsea. Uno spettacolo, quello del Brasile – due gol, due legni e almeno sette occasioni da rete. Un rush che non si interrompe neppure con le sostituzioni, perché se escono i titolari, entrano Rodrigo, Gabriel Jesus e Antony.

Finisce così due a zero. Divario minimo, ma con differenze abissali. Non può esserci Brasile, però, senza un triste finale. La notte di festa viene guastata dalla preoccupazione per Neymar, uscito prima della fine con una caviglia malconcia. Il popolo della samba ora spera che la mattina porti buone notizie. Il Brasile e il Mondiale hanno bisogno di o Ney.
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