Bagnaia e Ducati, 50 dopo Agostini e MV Agusta

Francesco Bagnaia, in sala della conferenza stampa è impegnato a rispondere alle domande dei giornalisti. Ad un certo punto, gli uomini della Ducati, trascinati dal direttore tecnico Davide Barana, fanno invasione. Tutti con in testa una parrucca rossa, fischietti in bocca, una mini tromba e il ritornello del po-po-po-po , stile Italia ai Mondiali di calcio 2006.

Dopo urla e balli, il pilota viene sollevato di peso e gettato in aria. Pecco si è ritrovato così fradicio di spumante e gli occhi lucidi, travolto dagli eventi di una giornata che non dimenticherà mai.  Complice, la più grande rimonta che la storia del motociclismo abbia mai vissuto. «Solo quando ho visto la bandiera a scacchi, mi sono sentito libero da un peso». La dichiarazione di Bagnaia che, sul lato b della sua tuta, porta scritto “Go free”. Esclamazione oggi dal sapore romantico.

Simile alla prima vittoria in Moto3, nel 2016, Pecco aveva iniziato a capire di potere diventare un pilota di successo. Vedi lo scontro vincente di nervi e velocità contro Marc Marquez lo scorso anno ad Aragon. Ora che il Principe di Chivasso è entrato nella storia del motociclismo, il futuro della moto GP potrà di nuovo parlare italiano. «Questo non sarà il suo unico titolo». Parole di Marc, uno che quanto a qualità e valore assoluto di piloti, un pochino ci capisce.

Ad ogni modo, non è stata una domenica facile per Pecco. L’azzurro, partito ottavo, aveva ben quattro posizioni più avanti Fabio Quartararo. Ovvero, l’unico pilota a frapporsi tra lui e il titolo. «La strategia era di provare a fermarlo subito, e in questo Pecco è stato perfetto» racconta Cristian Gabarrini, da quattro anni suo ingegnere di pista. Per intenderci il tecnico di Senigallia è colui che nel 2007 sedeva al fianco di Casey Stoner e che ora si gode questo meraviglioso bis.

Al via, Pecco doveva solo scalzare il muro di Jorge Martin, Marquez e Jack Miller. I tre occupanti della prima fila. Più avanti, Alex Rins azzeccava una delle sue solite partenze fenomenali. Start che lo ha condotto poi a una passerella di 27 giri con la sua Suzuki. La casa giapponese che alla fine, è uscita a testa altissima (e molte lacrime) dalla sua avventura Mondiale.

Pecco ed El Diablo. I due protagonisti capaci di mandare in scena la loro questione personale, con quattro sorpassi consecutivi nell’arco del secondo giro. Ma un contatto ravvicinato, lasciava Bagnaia senza un’aletta della sua Ducati, facendo perdere altresì a Quartararo decimi preziosi. Il francese, si è visto poi sfumare l’opportunità di provare a vincere e continuare a sperare.

A quel punto, si è trattato solo di aspettare l’arrivo, perché nonostante le cadute prima di Marquez e poi di Miller, il transalpino non è mai riuscito ad avvicinare Rinse e Martin, venendo anzi scavalcato da Binder ( 2°) per un 4° posto finale. Poco dietro Bagnaia, si è limitato quindi a evitare errori, chiudendo 9°.

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