All’Olimpico i nerazzurri vincono la Coppa Italia contro i bianconeri. L’Inter si porta subito in gol con Barella, poi la Juve la ribalta con Morata e Vlahovic. Due penalty contestati cambiano la situazione. Nel finale gran gol di Perisic
L’Inter mette in bacheca la Coppa Italia. Adesso magari la squadra di Inzaghi, si butterà sul filo di lana del campionato, stanca sì, ma con il morale a mille. Mai aveva battuto la Juve per 3 partite ufficiali di fila nell’era del Girone Unico (1929-30).
I nerazzurri sollevano così al cielo l’ottava Coppa Italia, la prima undici anni dopo quella con Leonardo in panchina. Inzaghi è una maschera, stravolto e felice dentro una finale, che è una spremuta di emozioni, una specie di roulette russa fatta di gol, sorpassi, tensioni, polemiche. Non sarà Real Madrid-City, ma lo spettacolo è assicurato.
Festeggia Simone che a un quarto d’ora dalla fine vedeva lo spettro di una stagione con la sola Supercoppa in bacheca. Nel momento in cui l’Inter la stava dominando nel primo tempo, dopo il vantaggio di Barella, non è riuscita a dare il colpo del ko facendosi addirittura scavalcare.
L’Inter rinasce quando sembra sul punto di scoppiare, rimontata da Vlahovic e Morata, stregata dalla mossa di Allegri a inizio ripresa dopo l’acuto di Barella. Una squadra spenta che ritrova se stessa a un passo dal burrone, che torna dominante dopo essere stata ribaltata, arrivando persino a dilagare nei supplementari.
Ma la reazione c’è stata: due rigori e una doppietta Perisic, lo fanno respirare e gli regalano, oltre alla Coppa, anche nuova adrenalina per lo scudetto. Onore a chi vince. A Cagliari l’Inter arriverà stanca ma felice:
il tripletino che renderebbe la stagione trionfale è ancora possibile. La vittoria della Coppa Italia non può eguagliare la gioia di uno scudetto o l’eventuale delusione di perderlo dietro al Milan, ma in ogni caso battere in due coppe la Juve, nemica di sempre, ha un peso importante.
La Juve è in ginocchio. Prima volta senza titoli dopo dieci anni da incorniciare, un’epopea cominciata da Conte e in cui Max, espulso nel finale, ha fatto la parte del leone. Ma il suo ritorno per ora è una cocente delusione. La vecchia regina, una volta in vantaggio e quindi nella migliore condizione, si fa travolgere dall’Inter. Un altro segno di decadenza.
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