Remco Evenepoel, classe 2000, è il ciclista più giovane a vincere una Classica Monumento. Meglio di Hinault e sua maestà Pogacar, trionfatore qui nel 2021, ma più “vecchio” di 8 mesi. Grazie alla straordinaria impresa solitaria nella Liegi-Bastogne-Liegi, il belga riporta in patria una Classica di primavera, dopo un digiuno durato 11 anni.
La vittoria di Remco Evenepoel ha però un significato molto più profondo. Il belga è rimasto ai box per quasi un anno, in seguito all’incidente avvenuto al Giro di Lombardia. Impossibile dimenticare quelle immagini sconvolgenti del giovane atleta, mentre cade giù dal ponte.
Era Ferragosto 2020, e il ciclismo aveva appena ripreso il via dopo la prima ondata della pandemia, quando nella discesa di Sormano, Remco volò per alcuni metri sotto un dirupo. Risultato: bacino rotto. Sembrava fosse finita nel Ferragosto italiano, la carriera di un predestinato, erede designato di Eddy Merckx.
Tornare in bici? Per ora pensiamo a farlo camminare ancora», dissero i medici dell’ospedale. E invece no, il ciclista si è saputo rialzare soffrendo come non mai, lottando al pari di un gladiatore, piangendo dal dolore e risorgendo infine dalle macerie.
Non doveva essere la sua gara, non doveva essere il giorno di Remco. Ma a volte il destino è bizzarro: in una domenica di primavera ha deciso che quasi mezzo gruppo dovesse finire fuori a causa di una caduta. E tra loro Alaphilippe, il capitano della Quick Step, quello per cui Evenepoel avrebbe dovuto fare da gregario. La sfortuna del francese è diventata così la fortuna del belga.
Al traguardo erano tutti lì, ad aspettarlo in fondo al rettilineo. Lui ancora non ci credeva, poi li ha visti ed è scoppiato a piangere. Subito è stato abbracciato dalla fidanzata, dalla mamma e dal team manager Patrick Lefevere. Appena trenta km prima, in cima a La Redoute, Evenepoel si è guardato intorno, decidendo che era finalmente arrivato l’attimo della sua rinascita.
Così è uscito dal gruppetto risorgendo come Lazzaro, resistendo al ritorno di Vlasov e degli altri inseguitori: lo ha fatto pedalando a tutta, con la testa bassa e l’andatura da cronoman, senza voltarsi mai.
E una volta tagliato il traguardo, si è potuto godere con lacrime di gioia gli applausi senza fine della sua folla: «Oggi è il giorno migliore della mia carriera – spiega il belga -. Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto. Dico grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto, soprattutto dopo le difficoltà dell’anno scorso: ho sofferto tanto sia da un punto di vista mentale che fisico. D’ora in avanti sento che posso mostrare di nuovo il miglior Remco. La mia famiglia, il mio team e i miei amici, hanno sempre creduto in un mio ritorno ai massimi livelli».
Ancora il vincitore: «Penso di aver la stoffa per arrivare ad essere uno tra i migliori corridori della storia del ciclismo: questo per me è un sogno che può diventare realtà. Su La Redoute sentivo di fare la differenza. E l’ho fatto, riuscendo a guadagnare sempre più terreno fino al traguardo. Con il vento in faccia non è stato facile, ma sapevo che tutti stavano soffrendo. Poi l’arrivo, bellissimo, non lo dimenticherò mai».
Insomma, ieri non è nato un fenomeno, perché Remco aveva già visto la luce tempo fa. Semmai, è risorto un fuoriclasse.
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