Con una decisione senza precedenti, Wimbledon ha estromesso dal gioco atleti russi e bielorussi per via della guerra in Ucraina. Daniil Medvedev, numero 2 al mondo e ora infortunato, è solo uno dei 17 tennisti che ad oggi avrebbero diritto a un posto nel tabellone, e che invece non ci saranno. Dopo atletica, nuoto, calcio, pattinaggio di figura e molti altri sport, anche la massima espressione del tennis mette ai margini giocatori di Russia e Bielorussia.
«Una decisione folle, quando il governo interferisce con lo sport il risultato non è mai buono», parole di Novak Djokovic che con una dichiarazione pubblica va dritto al punto.
Il campione serbo, all’indomani dell’esclusione dei tennisti russi e bielorussi da Wimbledon aggiunge. «Condannerò sempre la guerra, non la sosterrò mai, essendo io stesso cresciuto durante il conflitto in Jugoslavia. Ma i tennisti e gli atleti non c’entrano niente».
A inizio marzo Djokovic si era offerto di aiutare Sergiy Stakhovsky, l’ex tennista ucraino che ha scelto di combattere per il suo Paese. «Sto pensando a te, spero che tutto si calmi presto. Dimmi dove posso mandarti un aiuto finanziario o qualsiasi altro tipo di aiuto», aveva scritto Novak in una chat su whatsapp che Stakhovsky aveva pubblicato su Instagram.
L’ucraino, 36 anni di Kiev, si è ritirato lo scorso gennaio. Nel 2013, a Wimbledon, eliminò al secondo turno Roger Federer che l’anno prima aveva vinto il torneo per la settima volta. «Non vogliamo che siano esclusi tutti i russi e i bielorussi – ha dichiarato alla Bbc Elena Svitolina, ex numero 3 del mondo, di Odessa -. Se i giocatori non criticano pubblicamente il governo russo, è giusto non farli giocare. Vogliamo che facciano sentire la loro voce.
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