Doppietta di Lautaro Martinez nel primo tempo e dell’altro nerazzurro Gosens dopo, mettono in ginocchio il Milan. In finale di Coppa Italia, con pieno merito, ci va l’Inter di Simone Inzaghi che può mettere in agenda l’ipotesi del Tripletino: Supercoppa italiana (già in bacheca), Coppa Italia (finale l’11 contro Juve o Fiorentina) e scudetto (Inter padrona del suo destino).
L’Inter, al suo quarto tentativo, vince il primo derby della stagione. Il più importante, perché vale la finale di Coppa Italia e promette di mandare in crisi il Milan nella corsa scudetto. Inzaghi si riprende così la sua creatura, scacciando i gufi. E magari, l’11 maggio a Roma, cercherà di alzare il secondo trofeo della stagione dopo la Supercoppa Italiana.
Il Milan, ancora una volta, è sembrato troppo dipendente dalla catena Theo-Leao e ha faticato ad armare l’isolato Giroud, come ha fatto invece l’Inter con Lautaro. Da Saelemaekers a Messias è cambiato poco. Qualcosina ci ha messo Diaz. Troppi sotto tono. Perfino Tonali, stavolta. Gol e rifinitura restano problemi aperti. Pioli può prendersela con la nebbiosa interpretazione del fuorigioco passivo/attivo, ma il gol annullato a Bennacer non ha intaccato la verità del match.
L’Inter è padrona del suo destino. Quella nel derby è la quarta vittoria di fila nel segno del gioco e della ritrovata brillantezza. Il Milan, invece, si è avvitato su se stesso: non sa più far gol, ha perso incisività e stavolta anche la difesa, imbattuta da sette partite, crolla senza attenuanti. Il Diavolo è nella faccia stralunata di Tonali, la meglio gioventù, sostituito dopo un tempo. Giroud, che aveva deciso il derby di campionato con una doppietta, stavolta è un palo in mezzo all’area dell’Inter. Il Milan è anche sfortunato. Nel momento migliore gli viene cancellato il gol del possibile 2-1, firmato da Bennacer, che disegnerebbe un altro finale. Ma Mariani, chiamato alla Var, dopo lunga meditazione decide di punire il fuorigioco di Kalulu e per i rossoneri è notte fonda.
Nel campionato scorso un 3-0 nel derby, con doppietta di Lautaro, lanciò l’Inter verso il titolo. La coincidenza è sinistra. La sensazione è che questo derby di coppa possa avere una ricaduta pesante sulla volata scudetto. Non solo per i 3 gol segnati alla difesa che veniva da 6 partite immacolate e per la prova di forza. Pioli, in emergenza eterna, ha toccato con mano che la terra dei rivali ha confini enormi, che vanno da Darmian a Gosens e Correa, passando per titolari esperti che sanno decidere quando serve: 3 gol con 6 tiri. Il Milan ha costruito tanto, ma a salve. Pioli è stato bravo a trascinarsi fino a qui con i suoi giovani. Ora dovrà essere ancora più bravo per cancellare il derby e giocarsi lo sprint.
Il match
Sin dall’inizio l’Inter è vorace, il Milan confuso. La rete di Lautaro al primo affondo allarga il confine tra l’entusiasmo nerazzurro e la depressione rossonera. La squadra di Inzaghi è più fresca, esplosiva, dinamica. Anche più verticale. Il Milan, impreciso e pasticcione, rientra in partita tra il 28’ e il 39’ creando cinque opportunità in undici minuti, Handanovic però non si fa mai sorprendere e Perisic sbroglia a un metro dalla porta l’azione più insidiosa del Diavolo, un cross basso di Theo Hernandez su cui Kessie deve solo calciare in porta da un metro. Sul ribaltamento di fronte Lautaro raddoppia.
Nel secondo tempo Pioli, nel tentativo disperato di aumentare l’imprevedibilità e la pericolosità offensiva di una squadra dall’encefalogramma piatto, inserisce Brahim Diaz e Messias per lo spento Tonali e per il prevedibile Saelemaekers con Kessie arretrato sulla linea mediana. Mosse azzeccate anche perché l’Inter, dopo un’altra occasione con Lautaro, si ritira nella propria metà campo lasciando spazio alla reazione, più di pancia che organizzata, dei rossoneri. Il gol di Bennacer, un tiro da fuori, è cancellato dall’arbitro Mariani dopo un viaggio al monitor e la rabbia dei milanisti. La partita finisce qui. L’Inter vola in finale, undici anni dopo l’ultima volta, con Leonardo in panchina. Il Milan arranca. E Pioli adesso sa che non può sbagliare domenica all’Olimpico contro la sua Lazio. Sarri non farà sconti.
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