Nibali in cerca di riscatto al Giro di Sicilia

A meno di un mese dalla corsa rosa, torna il Giro di Sicilia: un progetto rielaborato da Rcs Sport con la Regione nel 2019, per consentire la rinascita di questa gara storica. D’altronde l’isola non è nuova al ciclismo mondiale: vedi la Grande Partenza del Giro 2020 con quattro tappe, oltre alle due di quest’anno. 

E nel 1930, quando i pionieri attraversarono lo Stretto per la prima volta: Messina ospitò la partenza di un Giro leggendario, Binda invitato a restare a casa perché troppo forte, in cambio del premio per la maglia rosa (25mila lire).

Quattro tappe fino a venerdì, da Milazzo all’Etna: volata a Bagheria, due arrivi a Caltanissetta (2%) e Piazza Armerina (5%), infine Piano Provenzana, versante nord del vulcano, il più lungo (18 km al 6%). Sicilia vuol dire Vincenzo Nibali, messinese: due Giri, un Tour e una Vuelta, più Sanremo e due Lombardia. Oppure il ragusano di Punta Secca, Damiano Caruso, nelle ultime stagioni il miglior italiano al Tour (10° nel 2020) e al Giro (2° nel 2021). Vincenzo 37 anni, Caruso 34, una storia di grande amicizia: cresciuti entrambi alla Mastromarco in Toscana.

Per capire chi sia Nibali, sentite Caruso: «Da dilettante vivevo nella sua stessa cascina. Quando sono arrivato, Vincenzo era visto come la leggenda, era un Dio. Veniva a giocare con noi a biliardino anche quando era professionista, aveva preso casa a 200 metri, ma non accettava mai di perdere, lui è sempre stato molto orgoglioso e testardo, è la sua forza. Ma quando perdeva, lo obbligavamo a passare sotto al biliardino».

La parola allo Squalo, vincitore del Giro di Sicilia 2021: «Sono sincero, fa un certo effetto tornare su queste strade e sentire l’aria di casa. C’è un mix di emozioni fortissime. Mi sono allenato con i compagni, e dici “questa zona la conosco”, “qui state attenti”. Ci sono tante cose che ti emozionano, e ti deconcentrano perché pensi ad altro. Ho grandi ricordi della vittoria, assolutamente speciale. Sono cresciuto qui, da mia zia Pina, la sorella maggiore di papà Salvatore, ci venivamo per i weekend sin da quando ero bambino. Qui ho fatto tantissime gare, come no, su strada e in mountain bike, ho vinto fino ai 18 anni, anche una gara in un quartiere di Milazzo. E ai tempi dei tempi avevo una fidanzata in queste zone».

A proposito sulla condizione fisica Nibali ammette: «È stato un anno difficile, il Covid, la tonsillite. L’avvicinamento al Giro è stato così, dobbiamo abituarci a stagioni un po’ fuori dalla routine. Non è facile. Dal rientro alla Coppi&Bartali sono uscito bene, sono andato direttamente ad allenarmi sul Teide alle Canarie, e da lì eccomi qua in Sicilia. Penso di aver lavorato bene, e queste tappe sono un’ulteriore fase del lavoro. Non ho un confronto diretto, anch’io mi considero un’incognita per capire come sto veramente. Se vengono delle cose belle, ne sono più che contento. Poi correrò Freccia Vallone e la Liegi».

Su Damiano Caruso, Vincenzo aggiunge: «L’ho sentito poco fa, era emozionato, è al suo primo Sicilia. Siamo i simboli di questa terra, tempo fa mi aveva detto “io lo corro con la Nazionale, vieni anche tu con noi?”. L’anno scorso al Sicilia si era nascosto tra il pubblico e quando sono passato mi ha urlato… Io questa voce la conosco, mi sono girato ed era lui, con quel sorriso a 44 denti che mi prendeva in giro». 

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