«Noi siamo qui che ci divertiamo pedalando e facciamo divertire il pubblico per qualche ora al giorno. Ma al mattino quando mi sveglio non posso non pensare alla tragedia della guerra e pregare per l’Ucraina. Sono molto triste, quando siamo in corsa è come se fossimo scollegati, però basta tornare a riprendere il telefono e leggere le notizie. Spero che questa guerra finisca in fretta senza troppi danni e prego per tutti gli ucraini».
Il pensiero dello sloveno rivolto alla popolazione ucraina, martoriata in questi giorni dai bombardamenti russi.
Sul piano agonistico invece, ci troviamo dinanzi a un Tadej Pogacar perfetto, di gambe e testa, capace di conquistare alla Tirreno-Adriatico, tappa (la 4ª) e tre maglie (classifica generale, punti, giovani) sul traguardo di Bellante (Teramo) con pendenze finali a doppie cifre.
«Bisogna usare la testa, altrimenti se vai troppo forte rischi di poter ‘saltare’ in ogni momento – dichiara Tadej – in corsa, ho semplicemente cercato di avere tutto sotto controllo nell’ultimo chilometro».
In gara, lo sloveno respinge così senza troppa difficoltà gli attacchi di Evenepoel, Porte e un buon Ciccone. Ed è ai meno 600 metri che Pogacar fa subito il vuoto su Vingegaard e Lafay. Adesso comanda con 9” da Evenepoel e 21” su un magnifico Ganna, bravo a resistere in coda al gruppetto dei big fin dove ha potuto.
In questo avvio di 2022, il 23enne della Uae-Emirates aveva a sua disposizione solo cinque occasioni di successo: i due traguardi in salita dell’Uae Tour, la classifica finale della gara emiratina, la Strade Bianche, il primo arrivo all’insù – 4 chilometri al 7 per cento – della Corsa dei due Mari.
Insomma, ha fatto cinque su cinque: un 100 per cento straordinario. Dunque se per qualcuno ancora non fosse chiaro, siamo finiti dentro l’era Pogacar. E da qui alla Milano-Sanremo di sabato 19, cos’altro potremmo attenderci dal “nuovo cannibale”.
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