Non solo Armstrong, ma anche altri ex corridori statunitensi, come Julich, Vaughters, Hincapie, Zabriskie ed Hamilton, ammettono di aver fatto uso di sostanze dopanti.
Le colpe vengono pertanto confessate dagli stessi, durante un film documentario di otto puntate, trasmesso su Espn, nonché principale network sportivo degli Usa.
Nella prima puntata con oltre 5 milioni di spettatori, il texano e i compagni, rispondono alle domande della regista Marina Zenovich, facendo durare il report, un’ora e quarantacinque minuti.
Da sottolineare come il documentario per contratto, non ha il contraddittorio. Dunque, tutte le dichiarazioni rilasciate dai “bravi ragazzi” davanti alle telecamere, vengono mandate in onda per intero.
Dalle parole di Lance Armstrong, emergono così tante indiscrezioni. Una fra tutte, la consapevolezza nel prendere certi medicinali. Armstrong, racconta appunto di aver fatto uso di cortisone fino al 1995. Non a caso, all’inizio della sua carriera, l’americano faticava ad ottenere risultati, tranne che per quel mondiale vinto ad Oslo, nel 1993.
E a questo triste racconto, si aggiunge pure la battuta di Hamilton, “il doping faceva parte della cultura del ciclismo” – prosegue – “o entravi nel Club o dovevi trovarti un lavoro vero”.
Già il Club. Quella compagine formata da medici sportivi, come il dott. Michele Ferrari, preparatore della Gewiss e poi di Armstrong, dopo che al texano gli era stato presentato da Eddy Merckx. O da dirigenti sportivi del calibro di Bruyneel, ds alla Us Postal. E chissà quanti altri nomi ancora ci sono da aggiungere alla lista.
Il Club insomma, con al centro l’Epo. La benzina speciale, intesa da molti ex professionisti, presi con le mani nel sacco “prodotto sicuro”. Ovviamente, “se usato in dosi limitate”.
A questo scempio di parole lanciate davanti a milioni di utenti, ed anche appassionati di ciclismo, resta comunque un’interrogativo da approfondire: chi c’era a capo del Club? Forse, lo scopriremo nelle prossime puntate.
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