È un argomento tabù: il doping nel ciclismo amatoriale è qualcosa di cui non si parla. Molti però da un po’ di tempo, avvertono ciò che accade nelle corse ciclistiche amatoriali. Ad esempio il ritmo gara sempre più esasperato.
Non a caso i dati sul traffico di sostanze illegali sono evidenti: negli ultimi anni infatti, c’è stato un drastico aumento del consumo di prodotti dopanti. Inoltre secondo un sondaggio, l’8,2% dei ciclisti intervistati crede che assumere composti illeciti, sia l’unica soluzione per migliorare le prestazioni sportive. Ad ogni modo, chi acquista droghe sul mercato nero, non sempre è a conoscenza di cosa andrà realmente ad assumere.
Perché l’idea di superare il proprio rivale spinge un ciclo/amatore a rischiare la salute?
L’essere umano è competitivo per natura. Ma la convinzione che doparsi poco alla volta non porti a conseguenze dannose per il fisico, conduce vari appassionati a compromettere sul serio il proprio stato di salute.
Come riportato dalla rivista Business Insider, secondo il Dr. Manonelles << non ci sono dati ufficiali sul doping tra ciclisti amatori, anche se i sequestri di sostanze proibite effettuati dalla polizia nell’ultimo peridio, sono in drastico aumento >>.
Quali sono dunque le conseguenze del doping sul corpo umano?
Alcuni elementi come l’epo, provocano iperviscosità del sangue, causando embolia polmonare o cerebrale, trombosi e ipertensione. Le anfetamine invece, portano ad aritmie e dipendenza. Mentre l’assunzione di anabolizzanti tra le donne, concorrono alla c.d. “mascolinizzazione”.
Dunque, vale davvero la pena di rischiare un grave problema di salute, per migliorare alcune posizioni in una gara? Soprattutto nel caso in cui si pratica attività agonistica per divertimento?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Secondo me, ognuno è libero di gestirsi la vita come crede. E non soltanto nello sport. L’importante è non cagionare danno agli altri. Perciò, quando un atleta risulta dopato, dovrebbe essere radiato dall’albo dello sport. Solo così, non avrà più senso doparsi.