«Quando ho visto Pogacar andarsene a più di 100 chilometri dal traguardo su 274 km di gara ho pensato: questo è matto. Quello che ha fatto Tadej è sovrumano». Così Eddy Merckx commenta l’azione dello sloveno al campionato del mondo di Zurigo.
Soltanto uno come Tadej Pogacar poteva pensare di attaccare a 100 chilometri dall’arrivo. «Non so ancora cosa ho fatto, non posso crederci che sia accaduto», ammette commosso Tadej.
Dopo Merckx 1974 e Roche 1987, lo sloveno indossa nella stessa stagione la maglia arcobaleno sopra quella gialla del Tour e la rosa del Giro. In più Pogacar ci può aggiungere la Liegi e magari chissà anche il Lombardia.
«La corsa si è sviluppata presto e forse ho fatto una cosa stupida ad attaccare lontano – commenta Tadej -. Grazie all’aiuto di Jan Tratnik sono riuscito a proseguire nella mia azione. Lì ho preso morale. È stata un’azione stupida, suicida e non pianificata. Ma ha funzionato».
Nemmeno due fuoriclasse come Evenepoel e Van der Poel hanno pensato di rispondere a quell’attacco fuori dagli schemi. Gli ultimi due campioni del mondo hanno la stessa propensione all’impresa spettacolare di Tadej. In quel momento però, persino loro hanno pensato che fosse una pazzia.
Pogacar scuote la testa e si volta incredulo all’ultimo chilometro. Saluta il pubblico, e quando taglia la linea bianca si mette le mani in faccia e poi sul casco. Infine apre le braccia per accogliere tutto il mondo che si è preso.
Chi era già in fuga e lo ha visto arrivare ne è rimasto sbalordito. Pogi rilancia. Con lui resta il francese Sivakov, suo compagno alla Uae. A 51 km e mezzo dal traguardo inizia la cavalcata dell’uomo solo al comando.
Per trovare un’azione vincente a lunga gittata in un Mondiale bisogna tornare a Vittorio Adorni 1968. L’azzurro, vincitore a Imola dopo 90 km di fuga solitaria, era riuscito ad entrare in un’attacco cominciato a 235 chilometri per anticipare il favorito Merckx.
Come non citare poi Fausto Coppi del 1953. A Lugano l’Airone, dopo una fuga a 85 chilometri dall’arrivo con il belga Derycke, rimase da solo ai meno 30 dal traguardo.
All’ultimo giro il vantaggio di Pogacar scende da 1’30” a 38 secondi. «Ma mi stavo gestendo – afferma – conoscevo i distacchi e non mi sono mai sentito in crisi». O’Connor a 34” conquista l’argento, Van der Poel chiude il podio a 58”, Evenepoel solo quinto.
A 26 anni, Tadej ha già vinto 3 Tour de France, un Giro d’Italia e classiche Monumento come Fiandre, Liegi e Lombardia. «All’inizio della mia carriera mi sarebbe bastato essere alla partenza del Tour, o del Mondiale stesso. Ma da un paio d’anni la maglia iridata era un obiettivo, e ora è più di un sogno che si è avverato».
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