Tour de France 9 luglio 1925. In foto Bartolomeo Aimo mentre scala a piedi l’Izoard con tanto di strada sterrata. A vincere la 13ª tappa Nizza-Briançon, 275 chilometri, fu proprio il piemontese.
Bartolomeo Aimo negli anni Venti era un corridore capace di fare la differenza nelle grandi corse a tappe. Inoltre sapeva centrare ottimi piazzamenti pure nelle gare di un giorno.
All’epoca Aimo riusciva a misurarsi contro i grandi del ciclismo. Gente del calibro di Girardengo, Brunero, Belloni e Bottecchia.
Per ben quattro volte il ciclista piemontese giunse sul palco conclusivo del Giro d’Italia: una volta secondo e tre volte terzo. Solo due volte riuscì a centrare il gradino più basso del podio al Tour de France.
Bartolomeo Aimo era nato a Virle Piemonte il 25 settembre 1889 ed è stato professionista dal 1919 al 1930. Dopo aver combattuto la guerra di Libia, nel 1914 sbarca in Argentina come emigrato.
Fece poi rientro in Italia per partecipare alla Prima Guerra Mondiale.
A trent’anni, nel 1919, entra nel professionismo. Nonostante l’età avanzata, Aimo si mise in mostra come uno tra i migliori scalatori dell’epoca.
Al Giro d’Italia del 1921 vinto da Giovanni Brunero, suo compagno di squadra, Aimo giunse 3° in classifica generale. L’anno seguente sempre al Giro, conquista il secondo gradino del podio ancora alle spalle di Brunero.
Al Tour de France del 1925 trionfa alla tappa di Briançon. Ma a vincere la 19ª edizione della Boucle fu Ottavio Bottecchia. Aimo dovette così accontentarsi del 3° posto in classifica generale.
Un piazzamento che seppe ripetere nel 1926 grazie al bis di Briançon. La frazione in cui si vide transitare per primo sia in cima al Vars che sull’Izoard.
Bartolomeo Aimo ancora oggi è il corridore più anziano ad essere salito sul podio del Giro d’Italia nel 1928, a 38 anni. Ma è persino l’atleta italiano più anziano di sempre ad aver vinto un tappa al Tour del 1926, a 36 anni.
Dopo il ritiro si trasferì a Torino dove aprì un negozio di bici in Rondò della Forca. Morto l’11 dicembre 1970, oggi si trova sepolto nel capoluogo piemontese. Aimo aveva un fratello maggiore di nome Pietro, anche lui corridore professionista.
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