POGACAR PREDATORE INSAZIABILE, VINCERE GLI FA BENE
«Nel ciclismo non si frena, e soprattutto non si regala niente al tuo rivale. Io sono pagato per vincere, e vinco». Con queste parole il Marziano del ciclismo Pogacar, fa capire a tutti che non scherza.
È il Pogacar più forte di sempre. Lo sloveno ha mostrato di avere qualcosa in più di Vingegaard che si è comunque confermato un rivale di qualità.
Nella penultima frazione della Grande Boucle con 4 Gpm, molti si aspettavano che Tadej lasciasse la vittoria a Jonas. Il danese era riuscito a staccare Evenepoel per consolidare la piazza d’onore.
Tuttavia così non è stato. Nell’ascesa finale di 15,7 km al 7,1% a Col de la Couillole, Pogi di prepotenza aggiunge l’ennesima tappa al suo già ricco curriculum.
Gli è bastato pedalare solo nei 200 metri finali dopo 133 km di placido controllo. Il tempo di uno sprint feroce in faccia al miglior nemico, Jonas Vingegaard, per dargli altri 11”, abbuono compreso.
Tadej taglia il traguardo con le braccia larghe, aprendo la mano destra fino ad indicare il numero 5 con le dita. Cinque come le tappe vinte al Tour che si sommano alle 6 del Giro. Undici in totale, come Merckx nel 1970: 3 al Giro e 8 al Tour.
Se Tadej ha segnato vari record di scalata è anche perché Jonas ha provato a ribaltare il risultato finché ha potuto. Pogacar ha vinto su tutti gli arrivi possibili senza fare sconti a nessuno. E questo perché magari Vingegaard lo ha battuto in un testa a testa nel Massiccio Centrale.
Venerdì a Isola 2000 lo sloveno aveva promesso che se ne sarebbe stato buono. Ma Pogacar oramai è conosciuto come un fenomeno incapace di resistere alla tentazione di vincere.
«Volevo lasciare andare la corsa e starmene tranquillo in gruppo – ha dichiarato la maglia gialla -. Ma poi gli uomini della Soudal hanno alzato l’andatura per attaccare il secondo posto e tutto è cambiato. Quando Jonas ha contrattaccato avevo le gambe per seguirlo e alla fine perché non avrei dovuto fare la volata? Sono così e non cambio».
Insomma, il campione dal viso d’angelo e una fame da lupo, ha un percorso di crescita lineare quanto entusiasmante. Il padrone nelle grandi corse a tappe è lui e perciò fa come gli pare.
E quando dice che «cinque vittorie sono più che abbastanza», il Tadej mai sazio mente sapendo di mentire. È chiaro che Pogi cerca la sesta vittoria alla cronometro finale di Nizza. Lo sloveno potrebbe superare in un’altra classifica l’eterno Eddy Merckx, fermatosi a 11 tappe vinte tra Giro e Tour nel 1970.
«Se mi avessero detto che avrei vinto tanto non ci avrei creduto, è una cosa fuori dal mondo – ha aggiunto -. Concludere con una crono non mi piace, francamente avrei preferito uno sprint sugli Champs-Élysées. Ma siamo qui e non vedo l’ora».
Intanto, da ieri Pogacar si è messo alle spalle Merckx come numero di maglie da leader in una stagione di grandi giri: 38 a 37. La corsa francese doveva essere una sorta di spareggio. Tra lo sloveno vincitore nel 2020 e nel ’21 e il danese che ha conquistato le ultime due edizioni.
Ad oggi però lo spareggio non ha avuto storia. «Stavolta è stata la vittoria sul Galibier a darmi fiducia e a farmi capire che potevo farcela. Negli altri due Tour vinti non andavo così forte», ha ammesso Tadej.
Quando ci si trova davanti al più spettacolare fuoriclasse del ciclismo moderno non può che regalare emozioni. Fa piacere che sia proprio lui a rivincere Giro e Tour lo stesso anno. Come Coppi e Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain e il Pirata Marco Pantani, 26 anni fa.
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