TDF, sulle strade di Fellini si gira un gran bel film

TOUR DE FRANCE, SULLE STRADE DI FELLINI SI GIRA UN GRAN BEL FILM 

Romain Bardet, l’uomo che per anni la Francia ha riposto le speranze di vittoria, finalmente alla Grande Boucle in Romagna realizza il sogno.   

La gloria francese in terra italiana è stata speciale. Prima con la grande partenza al parco delle Cascine di Firenze. E poi attraverso l’Appennino toscoromagnolo nel ricordo dei campioni eterni di casa. A partire da Gino Bartali e Gastone Nencini, e su tra le salite care a Marco Pantani. Vedi il Barbotto (5,8 km a 7,6%), ad omaggiare il Pirata. 

Ma è sulla salita di San Leo, a 50 km dall’arrivo, che Bardet si è preso il palcoscenico. E questo grazie anche alla spinta di Van den Broek, unico superstite della prima fuga. Più dietro Mark Cavendish stava vivendo un film horror fatto di vomito e stenti. Il britannico chiude con un ritardo di quasi 40’, ma niente ritiro. 

Il duetto del team Dsm si trasforma in un capolavoro di tempismo. La coppia riesce a resistere ai colossi dei grandi team Uae e Visma. Il gruppo magari si è svegliato tardi, tanto da consentire a Bardet di poter andare ad indossare la maglia gialla. 

«È un oggetto mitico e mi ripaga di tante frustrazioni» ammette il transalpino. Il primato per lui arriva vicino al vecchio Residence Le Rose, dove 20 anni fa ci lasciava Pantani. Per un giorno Bardet sarà maglia gialla, ma alla seconda tappa Pogacar e compagni potrebbero volere la rivincita.

Il Tour de France alla frazione inaugurale che ha unito Firenze alla riviera di Rimini, sorride al ciclismo francese. A 33 anni, dopo aver annunciato che sarà l’ultimo anno al Tour, Bardet si veste di giallo. Il transalpino chiude a braccetto con il compagno di team, Frank Van den Broek. 

L’olandese dopo aver tenuto in salita ha tirato al massimo, mentre il gruppo cercava disperatamente di chiudere restando infine al palo per soli 5 secondi. 

Entrambi si sono poi messi le mani in testa in segno di stupore. Non accadeva dal 1932 che due della stessa squadra arrivassero primo e secondo nella tappa inaugurale dopo una fuga. Terzo e deluso Van Aert, che però ha tolto i 4” di abbuono a Pogacar, quarto.

Sulle strade di Fellini il finale è stato davvero da film con il triste spauracchio a bussare alle spalle dei fuggitivi. Bardet si è voltato un’ultima volta per vedere se lo squalo sarebbe arrivato a divorare il sogno di gloria. Per sua fortuna lo ha evitato. 

Finalmente in giallo, Romain si è potuto godere una gioia liberatoria dopo anni di fatica al Tour. «Più bello di un sogno, ma ho avuto istinto – dichiara il vincitore -. È la prima volta che comincio la Grande Boucle col sorriso senza sentire il peso della pressione». 

Inutile ripensare al passato, al 2° posto finale 2016 e al 3° 2017, negli anni ruggenti del team Sky di Froome. Questa quarta vittoria al Tour, arrivata sei anni, 11 mesi e 16 giorni dall’ultimo successo (Peyragudes ‘17), è davvero speciale. Soprattutto perché chiude un digiuno che ieri avrebbe toccato l’800esimo giorno: «La gloriosa imprevedibilità dello sport! È un segno del destino, il coronamento di un viaggio», ha ammesso Bardet. 

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