La rivincita di SuperPippo

LA RIVINCITA DI SUPERPIPPO….

Lacrime di gioia. Filippo Ganna ha appena dominato la crono del Garda, 31 chilometri e 200 metri da Castiglione delle Stiviere a Desenzano. La commozione di Ganna, ha un valore che va oltre quello del settimo successo di tappa nella corsa rosa in carriera. Raramente si è visto un Ganna così emozionato. Non un semplice corridore. Ma un atleta capace di vincere un oro olimpico e nove Mondiali tra strada e pista.

«Dietro al successo di oggi c’è tanto lavoro – afferma Ganna -. Soprattutto perché al giorno d’oggi la differenza si fa nell’un per cento in ogni minima cosa. Siamo stati in galleria del vento, per migliorare la posizione. E già verso Perugia, nella parte piana, mantenevo i miei standard di velocità».

L’inchino appena accennato con le mani giunte dal podio rivolto al pubblico che lo osanna come un idolo somiglia a un paradosso. Una scarica emotiva blocca l’uomo più veloce del mondo su una bici. Collezionista di record, detentore del primato dell’Ora e del miglior tempo al mondo dell’inseguimento individuale. Dal record con il quartetto (impresso nella storia dei Giochi a Tokyo) a quello della crono più veloce di sempre al Giro d’Italia alla media di 58,8 chilometri orari (Palermo, nel 2020).

Dopo l’attesa durata quasi due ore prima dell’arrivo del leader Tadej Pogacar, la sua commozione ci sta tutta. Pippo viene così celebrato sotto il palco anche da qualche collega fuori corsa, come Francesco Lamon. Il primo uomo del magico quartetto della pista, che si è aggiunto agli altri due eroi di Tokyo Jonathan Milan e Simone Consonni. Li vedremo tutti ai giochi di Parigi.

Dentro a quel momento intimo diventato pubblico davanti agli schermi tv, si cela un mix di emozioni e sentimenti, di sofferenza, di delusioni da digerire. L’ultima otto giorni prima, quando l’uomo in rosa lo aveva risucchiato senza pietà sulle rampe di Perugia. Top Ganna, quel giorno, sembrava avere già in tasca il successo nella prima crono, ma poi aveva dovuto incassare un duro colpo.

Il ragazzo piemontese aveva dentro di sé un altro nodo che andava sciolto in seguito a qualche secondo posto di troppo. Vedi alla Milano-Sanremo 2023, chiusa alle spalle di Van der Poel. Oppure come quelli mandati giù per “colpa” di Remco Evenepoel, campione del mondo a cronometro in Scozia e prima maglia rosa al Giro del 2023.

Stavolta non poteva perdere. Le tortuose strade tra l’Alto Mantovano e le rive bresciane del Benaco, le aveva provate e riprovate. Pippo non poteva farsi sfuggire anche questa tappa, in mezzo a due ali di folla, nel più emozionante Sabato che potesse incontrare sulle strade d’Italia. Una giornata che gli ha dato dal primo all’ultimo metro una spinta maggiore per tornare a essere quel Superman delle crono che tutti conoscono. Top Ganna ritrova la gioia del successo. L’ultima volta è stata nella crono di Valladolid alla Vuelta, il 5 settembre dello scorso anno.

Al Giro non accadeva addirittura dalla cronometro di Milano del 2021, ultimo atto della recita trionfale di Tao Geoghegan Hart. Quel giorno il ragazzone di Verbania sorrideva di una felicità contagiosa accanto al compagno di squadra. Erano i mesi della pandemia e la conclusione di quell’avventura, cominciata con la caduta e il ritiro del capitano Geraint Thomas, venne celebrata come una sorta di liberazione.

Pogacar il cannibale, anche stavolta non ha fatto sconti a nessuno. Lo sloveno sino a metà gara, ha costretto il piemontese a restare per un bel po’ impietrito davanti alle immagini televisive. E questo perché al primo intermedio, dopo 7800 metri, su un tracciato a lui più congeniale, era transitato 4 secondi più veloce di Super Pippo.

«Eh, quel ragazzo in rosa mi ha fatto penare tanto – dichiara poi Ganna -. È un fuoriclasse, ha una marcia in più, uno che non a caso scomoda i paragoni con Merckx. Mi ha fatto paura fino agli ultimi chilometri. Il successo mi mancava, non nascondo che ne stavo soffrendo».

Poi, però, il percorso si è messo più dalla parte dell’olimpionico: meno curve, zero strappi o quasi, leggera ma costante discesa verso il lago. È lì che l’azzurro ha preso il volo e ha confezionato il suo ventinovesimo trionfo in carriera. Il venticinquesimo in una cronometro: 10 secondi di vantaggio al secondo intermedio, al chilometro 23,2. Infine il capolavoro finale, 8000 metri da specialisti puri filati via a oltre 58 chilometri orari.

Una bella rivincita nei confronti del re della corsa, Tadej Pogacar. A Perugia il fenomeno sloveno gli aveva mangiato più di un minuto nel tratto conclusivo in salita. Ieri è andato meglio solo nei primi 10 chilometri, poi è stato risucchiato dal jet italiano.

«Pogacar mi ha spinto a migliorare per dare di più – commenta Pippo -. Quando le gambe soffrono, le energie le devi trovare nella testa, e il volere a tutti i costi emergere e stargli davanti mi ha dato qualche cosa in più. Vincere a cronometro non è scontato. E quando ce la fai hai morale-extra, pure per le fatiche che ci attendono adesso in salita».

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