«Vi farò vedere io se le donne non sanno stare in bicicletta come gli uomini»
Nel giorno di presentazione del Giro d’Italia donne, abbinato a quello uomini, non si può non ricordare Alfonsina Strada, professionista dal 1907 al 1936. Sono passati quasi cento anni da quel 10 maggio 1924, quando una donna decise di iscriversi alla corsa rosa. Nata a Castelfranco Emilia nel 1891, Alfonsa Rosa Maria Morini è una dei simboli della parificazione tra sport maschile e quello femminile.
È stata la prima atleta donna a competere su gare ciclistiche per uomini. Oltre a un Giro d’Italia nel suo palmares, conta due edizioni del Giro di Lombardia (1917-1918). Alfonsina era la seconda di dieci figli. Il padre Carlo Morini e la madre Virginia Marchesini, erano una coppia di braccianti analfabeti che lavoravano nelle campagne emiliane.
La prima bicicletta, acquistata dal medico di paese, entra in casa Morini nel 1901 per iniziativa del padre Carlo. Alfonsina se ne innamora subito. La passione per il velocipede spinge così la giovane a gareggiare di nascosto dalla madre e dal padre. A 16 anni Alfonsina corre in Italia e resto d’Europa. In quegli anni, le gare in bici erano rare e le prove riservate alle donne praticamente inesistenti.
Quando i suoi genitori vennero a sapere che la figlia correva a loro insaputa, la madre decise di mandarla via da casa. Il 26 ottobre 1915, a Milano, Alfonsina si unisce in matrimonio con Luigi Strada, meccanico e cesellatore.
Nel 1917, Alfonsina ottenne dalla Gazzetta dello Sport, il permesso di disputare il Giro di Lombardia. Alla classica della foglie morte c’erano i vari Girardengo, Belloni, Pellissier e Thys. Partiti da Milano in 54, soltanto 29 atleti giunsero a destinazione. Alfonsina chiuse la sua corsa in fondo alla classifica, assieme ad Auge e Sicbaldi.
Nel 1924 il marito Luigi finisce ricoverato al manicomio di San Colombano al Lambro, dove in seguito troverà la morte. Costretta a mantenere la famiglia, Alfonsina nutre il forte desiderio di iscriversi alla più importante gara ciclistica nazionale: il Giro d’Italia. Arrivati alla primavera del 1924, il patron della Gazzetta dello Sport, Armando Cougnet, le diede il permesso di partecipare. Inizia così l’avventura della prima e unica donna nella storia della corsa rosa.
La XII edizione del Giro d’Italia misurava 3.613 chilometri ed era suddivisa in 12 tappe. All’epoca le strade erano sterrate. La frazione più lunga (Bologna-Fiume) superava addirittura i 400 chilometri.
Durante le prime sette frazioni, Alfonsina chiude ad un paio d’ore dal vincitore. Nella prima tappa, da Milano a Genova (300 Km), termina con 2 ore e 28 minuti di ritardo. La sua presenza suscita curiosità, meraviglia e ammirazione, soprattuto da parte del pubblico femminile. Alla seconda tappa, quella di Firenze (307 km), gli spettatori del velodromo cittadino le offrirono un mazzo di rose rosse.
Nell’ottava tappa con arrivo a L’Aquila, sotto una tempesta, Alfonsina cade e rompe il manubrio della sua bici. Dopo aver sostituito lo sterzo con un manico di scopa, al termine della gara va fuori tempo massimo. Tuttavia Cougnet, vedendo che centinaia di persone l’aspettavano per ore sotto al traguardo, l’autorizzò a rimanere in carovana fino a Milano.
L’impresa del Giro le regalò fama e pure qualche soldo. Dopo quell’esperienza, la Signora Strada non tornerà più a correre tra gli uomini. La voglia di agonismo la porta comunque a competere su piste e circuiti di mezza Europa. Nel 1938 conquista a Longchamp il record dell’ora femminile, non ufficiale, con 35,28 km.
Risposata con l’ex ciclista Carlo Messori, alla sua morte ne ereditò il negozio di riparazioni di cicli e motocicli. Il 13 settembre del 1959, di ritorno dalla Tre Valli Varesine, accade l’imprevisto. Alfonsina stava cercando di riavviare la sua moto Guzzi 500 dentro al garage. Un infarto improvviso però, mise fine alla sua vita straordinaria. Aveva 69 anni. In suo onore, il Giro donne avrà sul Blockhaus la “Cima Alfonsina Strada” come il Giro maschile ha la “Cima Coppi”.
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