Alla edizione 110 del Tour de France, gli italiani non saranno più di nove. Mai così pochi dal 1984. Di certo non mancheranno l’emozioni. Si preannunciano scintille ed una sfida all’ultimo respiro, fra il re in carica (Jonas Vingegaard) e quello detronizzato (Tadej Pogacar).
Gli altri sembrano essere destinati a un ruolo di contorno, ma non più di tanto. Di sicuro Vingegaard e Pogacar se le daranno di santa ragione. Si parte sabato da Bilbao. Diverse le salite presenti in 21 tappe: Pirenei, Puy de Dome e Alpi. Tadej dal canto suo, è costretto a ritrovare l’energia del 2020, quando mise nel sacco lo squadrone Jumbo, ribaltando il Tour alla penultima tappa.
D’altra parte Jonas, difficilmente sottovaluterà il campione sloveno Tadej. Soprattutto, il danese non sprecherà energie in attacchi senza senso. L’obiettivo dei duellanti è identico: piazzare la stoccata definitiva. La storia del Tour 2023, avrà fine il 23 luglio, come da tradizione a Parigi.
Si parte in Spagna, dai Paesi Baschi (seconda volta nella storia della Grande Boucle, la prima fu nel 1992). Il terzo giorno si rientra in terra francese, puntando i Pirenei: la strada sale, la classifica darà i primi verdetti.
Il percorso, di 3404 km e 57 mila metri di dislivello, taglia in due il Paese. Cinque le catene montuose: Pirenei, Massiccio centrale, Jura, Alpi e Vosgi. Sulla carta 8 tappe sono per velocisti, 4 per i cacciatori di fuga. A spezzare il ritmo poi c’è una crono. Il resto solo per scalatori.
Niente classici come Ventoux, Alpe d’Huez, Galibier, Aubisque. In compenso c’è il Tourmalet abbinato all’Aspin. La vera novità è il ritorno del Puy de Dome dopo 35 anni. E poi Courchevel, dove Marco Pantani vinse la sua ultima tappa al Tour, staccando l’americano Armstrong.
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