Finale di Champions, sfida tra Inter e City

Il match di ritorno della semifinale, è stato fin troppo a senso unico: poca gara, meno di quanto ci si aspettava. L’assalto, seppur timido del Milan, non è bastato. Del resto i nerazzurri si sono mostrati più forti quest’anno, riuscendo a battere i rossoneri ben quattro volte su quattro.

Cara Inter, non è finita. Resta ancora una Coppa da alzare, il 10 giugno a Istanbul. In mezzo secolo, l’Inter è arrivata in finale di Champions soltanto tre volte. La prima impresa nella storia del club risale al 1972 contro l’Ajax di Cruijff. Nel 2010, anno del Triplete, contro il Bayern. E adesso ad attendere c’è il City di Guardiola.

Inzaghi, criticato in campionato, si è mostrato un ottimo costruttore di opportunità, proprio in una delle competizione più difficili. Tuttavia, una squadra che va a giocarsi l’Europa contro Haaland, non può perdere undici partite in campionato. Ma Simone, grazie alla bravura di saper gestire le partite decisive, è riuscito a mettere nella condizione migliore una rosa completa, competitiva e determinata.

Il percorso per diventare un grande allenatore prevede difficoltà quotidiane, critiche comprese. Se adesso Inzaghi può riuscirci in Champions, è perché ha a disposizione un gruppo che in Italia non tiene rivali.

L’Inter tra parametri zero, anziani recuperati, giocatori in leasing, incarna bene la capacità italiana di adattarsi a un mercato dominato dalle follie dei superclub. E intanto Zhang, colleziona uno scudetto, una finale di Europa League e una di Champions.

La sfida contro il City sarà tutta da scoprire. Il club inglese è una macchina da gol. Pertanto, non sarà solo una questione di gioco, ma di identità di calcio. Insomma, la super squadra, City, contro l’umana Inter.  

Magari, in assoluto, gli inglesi sono superiori. Il Man City possiede un gioco più scientifico e un’organizzazione accademica di livello. Ogni partita però, trova la sua storia, soprattutto un rivale che non gioca mai per scontato. L’Inter può essere più pronta a fronteggiare la manovra “filosofica” di Guardiola.

Gli inglesi, possiedono dalla loro il passaggio dal palleggio-possesso alla verticalizzazione veloce, come nessun altro. Forse Haaland, potrà diventare l’uomo chiave. E questo al fine di potenziare forse, il reparto difensivo e disegnare così nuovi equilibri collettivi. Ad esempio, una difesa a tre, con tre stopper, per bilanciare una formula iper-offensiva con cinque attaccanti. Non a caso, il City detiene la miglior difesa in Champions (5 gol) e in Premier (31).

Contro il City, l’Inter non può che riprodurre le dinamiche che l’hanno portata in finale. Quasi sicuramente non sarà la stessa storia in 90’. Contro la doppia linea d’attacco nessuno potrà rimproverare a Inzaghi di proteggersi a cinque. Il dinamismo di Dumfries e Dimarco, può mettere in difficoltà Bernardo Silva e Grealish.

Più complicato invece il compito dei centrali e non solo di Acerbi contro Haaland. Il problema è che De Bruyne e Gundogan si muovono da trequartisti. Dunque, rischiano di fare uscire Darmian e Bastoni, andando a stravolgere gli equilibri arretrati. Brozovic più difensivo potrebbe dare una mano, ma forse abbasserebbe oltre la linea del pericolo il baricentro. Insomma, all’Inter non resta che tenere lontano il City.

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