Ecco la Parigi-Roubaix. Ecco una delle corse più dure in bicicletta. L’inferno del Nord, la gara più attesa e amata in virtù della sua unicità. Con i suoi 29 tratti di pavé, la Regina delle Classiche, si presenta con oltre 50 chilometri di strade sterrate. Bernard Hinault, dopo averla vinta nel 1981, aggiunse che si trattava di una corsa assurda e senza futuro.
Come da tradizione, a giocarsi la Roubaix sono i giganti del ciclismo. Uomini con un motore speciale, capaci di sopportare progressioni e ripetute che massacrano il fisico. Per la cronaca, l’edizione numero 120 distante 256,6 km è partita da Compiegne.
Dopo 200 chilometri, i tratti in pietra per i corridori diventano simile alla pendenza di una montagna. In pratica, ognuna di quelle lingue di strada in pietra si trasformano in un Mortirolo. Ciascun tratto può risultare decisivo per selezionare i migliori. Complice l’Arenberg: primo, e più iconico, dei tre tratti di pavé a cinque stelle di difficoltà. Settore 19, distante 2300 metri e che si può affrontare persino a una velocità di 60 chilometri orari.
A 40 chilometri dall’arrivo, in testa ci sono sette unità. Si tratta di Wout Van Aert (Jumbo-Visma), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Mathieu Van der Poel. Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), John Degenkolb (Team DSM), Mads Pedersen (Trek-Segafredo).
La corsa si gioca sul tratto più duro: il Carrefour de l’Arbre, 2 km di pavé. In un primo momento, Van der Poel si tocca con Degenkolb che cade e dice addio ai sogni di gloria. Intanto Van Aert tira dritto lasciando sul posto il resto degli uomini al comando. Al suo inseguimento si porta l’olandese Van der Poel, già vincitore quest’anno della Milano Sanremo.
Dopo alcuni istanti, una foratura frena la corsa di Van Aert. Ne approfitta così Van der Poel che allunga sul pavé. Per il portacolori del Team Alpecin, la corsa solitaria si trasforma in una passerella trionfale verso il velodromo di Roubaix. Di sicuro si è trattata di una gara veloce, con variazioni di ritmo violente tra asfalto e le pietre dell’inferno del Nord. Il secondo e terzo posto resta una sfida a due: Van Aert contro Philipsen. Quest’ultimo ha poi la meglio.
“Incredibile come ha corso la mia squadra oggi – racconta ai microfoni Van der Poel-. Philipsen è arrivato addirittura secondo. Meglio di così non si può. Ho vissuto uno dei miei giorni migliori in bicicletta. Non sono mai stato bene come oggi. La gamba rispondeva in modo eccellente ai cambi di ritmo. In particolare nei tratti in pavé. A darmi un’ulteriore mano ci ha pensato anche la fortuna. Dapprima evitando una caduta insieme a John Degenkolb. E dopo perché Al Carrefour de l’Arbre, Van Aert ha forato. Successivamente sono rimasto solo in testa, tirando al massimo fino al traguardo”.
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