Djokovic frena Kyrgios e conquista Wimbledon

Wimbledon, aggiorna la contabilità di Djokovic. Quarto titolo consecutivo su sette in totale. Ventunesimo Slam, uno meno di Rafa Nadal tornato in cantiere per l’ennesimo infortunio, uno in più di Federer.

I prati sacri di Wimbledon, conducono il serbo al settimo cielo. Novak, promette di regnare ancora a lungo su quest’erba e di non abbandonare la rincorsa a Nadal per il record. Vero che il tennis si gioca in tutto il mondo, ma alla fine sono sempre loro a vincere: Novak e Rafa.  

Gli Slam continuano a rimanere una faccenda da club degli Immortali. E Djoker rappresenta l’esponente sottovalutato ma al contempo sorprendente. Vedi le trappole disseminate da Kyrgios nell’erba del centrale, disinnescate poi dal serbo.

Complice l’australiano, incapace di reggere la pressione per tre ore, su un tale palcoscenico. Al primo set di Nick è perfetto, con 11 ace, appena due errori gratuiti e addirittura la prevalenza negli scambi da fondo.

Ma il serbo dall’altra parte è in attesa del riscatto. Nonostante i 30 ace dell’australiano, inizia a rispondere anche alle sassate.

Djokovic non perde più alcun punto quando mette la prima. Con la palla corta di rovescio invece, trova persino la soluzione per scardinare le certezze del rivale. Dal canto suo Kyrgios, cerca di non perdere la concentrazione, restando attaccato al match.

Mentre Djoker si prende tutti i punti che contano, l’australiano non ha la freddezza di sfruttare le occasioni per capovolgere la situazione. Il serbo pareggia l’equilibrio (6-3). Tre palle break sul 3-5 del secondo set, il game sul 4-4 del terzo, perso da 40-0. E poi l’orribile tie break finale con quattro disastrosi gratuiti, che innalzano Djokovic.

Il pubblico impazzito, rende finalmente onore a due campioni maltrattati in queste due settimane. Tanto che qualche tabloid era arrivato a scrivere di una finale da incubo. C’è tempo, per il vincitore, anche di prodursi in una dedica: «Il trofeo è per mia moglie Jelena, è il nostro anniversario di matrimonio».

Ad ogni modo, l’Open Usa non lo vuole (vaccino obbligatorio), l’Australia lo ha bandito (per tre anni). Chissà quanto avrebbe vinto di più Djokovic, se avesse ceduto al fascino di Pfizer o Moderna. Intanto, il serbo scende al numero 7 della classifica.

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