Ancelotti ha fatto un capolavoro. Non era tra i favoriti in questa Champions League e invece ha avuto il coraggio e la forza di vincerla. Carlo re di Europa e della storia. Nessuno come lui. Primo allenatore a sollevare 4 Champions League. E sulla sua strada ha eliminato il Psg, il Chelsea, il Manchester City e il Liverpool, cioè il Gotha del calcio mondiale. Il Real Madrid di Carletto, non era probabilmente la più forte squadra sulla carta, ma ha dimostrato di essere il gruppo che aveva più spirito di sacrificio, più umiltà, più modestia e più esperienza.
Ha regalato così al Real Madrid la Quattordicesima, dopo averle portato la Decima. L’ha vinta lui la finale, per le scelte e per il disegno tattico. Ha preferito Valverde a Rodrygo, quello che avrebbe dato la moglie per la coppa, e Valverde ha servito a Vinicius il gol della gloria.
In campo trionfa la tattica dell’allenatore Carletto che, conoscendo le forze dei suoi ragazzi e quelle del nemico, ha deciso di puntare sulla saggezza, sull’attenzione difensiva e sulla voglia di sacrificarsi dei suoi campioni. E le rincorse di Modric, Benzema e Kroos, non si sono fatte attendere.
Il Liverpool è partito forte, ma il Real lo ha incartato colpendo al momento buono. I Blancos vincono da italiani, con 2 tiri in porta contro 9 degli inglesi, con un corner contro 6, lasciando agli altri un’inutile supremazia di possesso.
Sfibrato dalla lunga lotta contro il Manchester City in Premier League, durante la finale di Champions il Liverpool ha comunque dominato nel primo tempo con diverse occasioni da gol. Tuttavia, Ancelotti sapeva che gli inglesi non erano al top della condizione atletica, perciò ha scelto di partire piano, lasciando sfogare i Reds, prima di andare in rete nella ripresa.
Courtois a parte, il Liverpool è stato colpevole nel non aver saputo concretizzare, nel primo tempo, la superiorità di gioco e la padronanza del campo. Klopp è stato meno felice nelle scelte (Diaz, Thiago) e nei cambi. Cercava la rivincita del 2018, invece deve incassare la terza finale persa su quattro. Sono tante e fanno male.
Nel secondo tempo, passano solo 14’ e il Liverpool inizia di nuovo in attacco. Valverde si allunga a destra e i Reds, per una volta, vengono traditi dai loro terzini: Robertson concede troppo spazio allo spagnolo, Alexander-Arnold stecca la diagonale su Vinicius che appoggia in rete.
Klopp inserisce subito Diogo Jota al posto del deludente Diaz. Courtois chiude tre volte la porta a Salah con altrettante prodezze. Quella su diagonale del Faraone al 38’ è mostruosa. Ancelotti amministra l’avvicinamento alla storia con la saggezza dei suoi cambi. E può divampare la festa. Per Marcelo è il quinto trofeo.
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