Grazie Roma, tua la Conference League

Dodici anni dopo l’ultima volta, la Champions dell’Inter nel 2010, l’Italia rivince una coppa europea, la Conference League, e ci riesce ancora per la stregoneria dell’uomo venuto dal Portogallo, in panchina ieri come allora, al Bernabeu nel 2010. È stata una vittoria voluta, sofferta, meritata. José Mourinho e la Roma l’hanno acciuffata con una prestazione molto italiana, vecchia maniera. 

A distanza di quasi 40 anni “Grazi Roma”, può essere cantata in una versione dedicata a Josè Mourinho, il tecnico che ha riportato una Coppa europea in Italia dopo 12 anni e nella bacheca della Roma 61 anni dopo la Coppa delle Fiere. Quel vecchio trofeo oggi non esiste più. Questa Conference League invece è appena nata e la Roma è il primo club ad alzarla al cielo. 

Sono Mou e risolvo problemi. Siamo davvero dalle parti del Mister Wolf di Pulp Fiction quando il tecnico portoghese stringe uno a uno i giocatori della Roma che, battendo 1-0 il Feyenoord nella finale di Conference League, hanno rotto il tabù che durava dal 1961, quando i giallorossi vinsero la Coppa della Fiere che adesso non esiste nemmeno più. Un favore anche per il calcio italiano, fuori dal Mondiale per la seconda edizione consecutiva: una nostra squadra non vinceva una Coppa europea dal 2010. 

Tutta la squadra ha lottato, sofferto e vinto con merito. Ma una menzione speciale la meritano in quattro. Pellegrini: che prosegue la tradizione dei capitani romani e romanisti. Zaniolo: è bello che il gol vincente sia arrivato dal giovane di maggiore talento, che mette la sua firma in una stagione di alti e bassi. Abraham: l’acquisto azzeccatissimo che della Roma quest’anno è stato bomber e leader. 

A segnare il gol sul quale la Roma ha poi costruito il resto della gara, è stato Nicolò Zaniolo. Un talento sicuro ma che, dopo due gravi infortuni, rischiava di perdersi.

La vittoria è giusta, 10 minuti di furia non consentono al Feyenoord di rivendicare nulla, serviva di più. La Roma è stata più squadra e regala un fascio di luce al nostro calcio.

Vittoria controllata nel primo tempo e soffertissima nella ripresa, ma sapersi difendere è un’arte e non una vergogna. Anche se il Feyenoord ha giocato una gara coraggiosa e a inizio ripresa è andato vicinissimo al pareggio. 

È una vittoria strameritata per la famiglia Friedkin che per prendere la Roma ha speso tanto e continua a immettere una grande quantità di denaro nelle casse della società. Dan e Ryan, padre e figlio, si sono innamorati subito di città, squadra e colori. Non parlano mai, non si conosce neanche la loro voce, ma agiscono in silenzio. E lo fanno bene. Come dimostra la scelta di portare a Roma un giovane e brillante dirigente, il g.m. Tiago Pinto, e l’unico tecnico che poteva raccogliere l’eredità di Totti e De Rossi nei cuori romanisti orfani di simboli. 

Le lacrime di Mourinho a fine partita mostrano come e quanto si sia calato nella realtà romanista. Il suo ciclo è appena cominciato e il prossimo anno la Roma sarà ai nastri di partenza con un altro spessore e convinzione: perché vincere aiuta a vincere.

Nonostante tutto, resta una meraviglia assoluta per gli occhi e i romani, che ieri si sono riversati in centinaia di migliaia per le strade, avevano voglia di gioire e dimenticare i problemi. Speriamo la vittoria sia di buon auspicio per far tornare anche la città a primeggiare, come merita, in tanti altri campi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.