Favoloso Milan, campione d’Italia

Lo scudetto del Milan è un capolavoro. Non ha vinto chi ha speso di più, ma chi ha giocato meglio. Non ha vinto la squadra favorita, ma quella con più idee. C’è un sapore speciale a conquistare un campionato contro i pronostici. C’è soprattutto, per i rossoneri, un sapore speciale a vincere contro l’Inter, l’altra metà del cielo milanese.

Quando l’arbitro fischia la fine di Sassuolo-Milan 0-3, lo scudetto varca ufficialmente il Naviglio e passa dalla parte del Diavolo. A decidere l’ultimo atto sono stati uno splendido Leao, 3 assist, il migliore della stagione, e Giroud, 2 gol, che con un’altra doppietta ribaltò il derby e il campionato. Al 37’ della ripresa, Stefano Pioli, l’artefice primo dell’impresa, si è definitivamente convinto di aver vinto il suo primo scudetto.

Con il 19° titolo messo in bacheca, il Milan ha raggiunto l’Inter: il prossimo sprint da derby sarà per la stella. Tutti sul prato, anche i dirigenti eleganti, tutti a sgomitare per entrare nella fotografia. Ora che tutti salgono sul carro in soccorso del vincitore è bene ricordare che, sulla soglia dell’era Rangnick, Pioli stava su una zattera con Maldini, Massara, la squadra e il suo staff di lavoro. 

È lo scudetto di Pioli, bravissimo a creare una squadra non perfetta ma unita, che non ha mai perso l’equilibrio nei saliscendi di un torneo combattuto, difficile, logorante. Una miscela di esperienza e gioventù, tecnica e agonismo permeata di quella atmosfera di cui sono permeate le squadre che compiono un’impresa. Perché questo scudetto è un’impresa: ha vinto chi ci ha creduto sempre, soprattutto chi ci ha creduto di più.

Per restare in area scudetto tutto il campionato i giocatori del Milan si sono superati, andando ciascuno oltre i propri limiti. Per esempio Leao, Theo Hernandez, Tonali: ad agosto erano volenterose promesse, oggi la loro valutazione è almeno raddoppiata. Kessie e Bennacer hanno retto il centrocampo, reparto decisivo, così come Tomori e Kalulu si sono rivelati una coppia formidabile.

Giroud ha segnato quando era indispensabile, come si chiede a un centravanti. Maignan è stato il portiere migliore del campionato: nessuno ha rimpianto nemmeno per un minuto Donnarumma. Anche su questa super prestazione collettiva c’è la mano di Pioli. 

Paolo Maldini e Ricky Massara come Adriano Galliani e Ariedo Braida. Gli ingegneri del progetto tecnico. Maldini è cresciuto come Leao e Tonali. Ci ha messo mesi per uscire dalla pelle di ex campione ed entrare in quella di dirigente, accorciare le distanze dalla squadra e spendere al meglio il suo carisma. All’inizio, Boban, di cui vanno ricordati i meriti, lo ha aiutato molto. Per esempio nell’approccio a Ibra. L’abbraccio appassionato di Paolo a Pioli in campo, dopo la vittoria sulla Lazio, è stato un punto di arrivo. Ricky Massara assomiglia a una biblioteca certosina: è fatto di silenzi e conoscenze. Pochi hanno la sua competenza.

Un contributo importante, non va mai dimenticato, l’ha dato nella ricostruzione Zvone Boban, che lo spirito milanista non l’ha mai perso. Il Milan si è ripreso il palcoscenico italiano, ora il nuovo azionista deve restituirlo a quello internazionale. Il nostro calcio ha bisogno della leva dei grandi club per risollevarsi e tornare protagonista in Europa. In questa stagione abbiamo visto diversi giovani notevoli, tanta volontà e alcune buone idee, che sono il vero passaporto per il futuro.

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