L’edizione numero 105 del Giro d’Italia, scatterà da Budapest venerdì, con la prima tappa di 195 km e arrivo al Castello di Visegrád.
Considerata l’asperità negli ultimi 3 km della frazione ungherese, con una media del 5% e punte dell’8%, la prima rosa strizza l’occhio ad attaccanti potenti come Van der Poel, Valverde o Girmay, per i quali la storia è in cima al Castello. La salita, sarà uno dei tanti ritornelli di questa edizione della corsa rosa, che si presenta con un dislivello totale di 51mila metri ed appena 26 km a cronometro.
Quasi certamente, la doppia ascesa del tappone appenninico, da Isernia al Blockhaus di 189 km, potrà far male a quanti aspirano al podio. Il pubblico del ciclismo assisterà comunque ad una delle giornate più spettacolari, dove i corridori si vedranno affrontare due volte il massiccio della Maiella nel cuore dell’Abruzzo.
Quintana vincitore sul Blockhaus, Giro d’Italia 2017
«La prima volta ci si arrampica dal versante più facile, ma il dislivello schizza da 100 a 1300 metri – le parole dell’organizzatore Maurizio Formichetti, referente per RCS Sport -. La seconda tornata invece, il Blockhaus si prende da Roccamorice, 14 chilometri durissimi al 13-14% di pendenza massima, resi ancora più complicati da una serie di tornanti e che probabilmente, spezzeranno il ritmo. Credo che al traguardo i corridori arriveranno uno alla volta. Questa sarà la tappa che farà male e forse, deciderà il vincitore del Giro».
Anche stavolta, una frazione abruzzese, potrebbe decidere la classifica per la conquista della maglia rosa. Come non ricordare a riguardo, lo sterrato di Campo Felice, votata miglior tappa del Giro d’Italia 2021. Con 1700 metri fantastici di breccia sulle piste da sci, fu il giorno della vittoria di Bernal. Il colombiano una volta indossata la prima maglia rosa, finì per non cederla più.
«Il Giro è uno straordinario strumento di promozione dell’Italia nel mondo – prosegue nel discorso Formichetti -. Parliamo di una manifestazione popolare che ha dimensioni incredibili. Lungo le strade, tappa dopo tappa, si ritrovano ben 10-12 milioni di persone, l’entusiasmo è davvero incredibile. Senza dimenticare che il Giro d’Italia viene trasmesso in circa 200 Paesi, arrivando nelle case di quasi 800 milioni di persone: è evidente che la promozione sia notevolissima. Parliamo di una manifestazione che ha un interesse altissimo: in pratica ci permette di far vedere l’Abruzzo e i suoi paesaggi stupendi nel mondo. Chi guarda l’arrivo sul Blockhaus, non può non notare tanta bellezza e pensare magari di voler venire ad ammirare la montagna di persona. Come è avvenuto lo scorso anno alla tappa di Campo Felice». Formichetti, parla inoltre della collaborazione con le amministrazioni locali.
Maurizio Formichetti (foto Di Fabio)
«Mi sento soddisfatto della sinergia sorta tra i principali amministratori locali, a vantaggio così del nostro territorio. Sono orgoglioso di questa partnership tra la Regione Abruzzo, province e i comuni. Credo che andando avanti con i vari apparati istituzionali, tutti insieme saremo in grado di attirare un certo numero di turisti. Non a caso, dal punto di vista paesaggistico, culturale e enogastronomico, viviamo in un posto straordinario».
Tornando ai papabili per la maglia rosa. Nibali, Dumoulin, Carapaz e Geoghegan Hart, sono i quattro vincitori di Giro d’Italia annunciati al via. Ma per carta d’identità e rendimento in salita, Richard Carapaz parte nettamente in prima fila. L’ecuadoriano, trionfatore dell’ultima edizione rosa (2019) che si è conclusa all’Arena di Verona, pensa al Giro già dallo scorso inverno: sa che un’occasione così non gli ricapiterà più.
E sente soprattutto la responsabilità del suo team, Ineos Grenadiers, che ha vinto nel 2020 con Geoghegan Hart e nel 2021 grazie a Egan Bernal. A proposito: iI colombiano torna sabato in Europa per proseguire la riabilitazione a Montecarlo, dopo il terribile incidente del 24 gennaio, si allena già su distanze di 3-4 ora e pensa di rientrare in gara a fine luglio o agosto.
Il titolo olimpico di Tokyo ha trasformato Carapaz nello sportivo più famoso di sempre dell’Ecuador: Richard è il simbolo dei giovani, l’icona di chi è partito da Carchi al confine con la Colombia, e ce l’ha fatta. E per dare una speranza ai giovani ha creato due squadre, Under 23 e juniores: 25 ragazzini.
L’uomo dell’Astana sarà il colombiano Miguel Angel Lopez. Il suo team però ha vinto appena 2 gare nel 2022, perciò la ribalta rosa è troppo importante. Altri italiani da classifica: Giulio Ciccone e Lorenzo Fortunato in primis, più gli eterni Nibali e Pozzovivo.
Insomma, parlare di Giro senza un padrone, apertissimo e incerto non è un tabù. Vedi il portoghese Joao Almeida, rivelazione nel 2020 e 4° in generale, e al britannico Simon Yates, innamorato del Giro, che finora l’ha sempre respinto: nel 2018 13 giorni in rosa, e terzo nel 2021.
Può essere l’anno giusto per il francese Romain Bardet, due volte sul podio del Tour, grande scalatore dal cuore d’oro: è stato lui il primo a precipitarsi da Alaphilippe caduto e finito contro un albero alla Liegi.
Diversa faccenda per Tom Dumoulin: la corsa è una sfida con se stesso, visto che ci sono appena 26 km contro il tempo. Ma anche nel 2017, edizione che vinse, si dovevano scalare il Blockhaus, Oropa e i tre versanti dello Stelvio.
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