Carlo Ancelotti, inizia la sua settimana Santa pasquale con il Real Madrid che in campo, prima muore e poi risorge. Forte del 3-1 di Stamford Bridge il Real è entrato molle, andando sotto 3-0. Ma ai supplementari trova il 3-2 del solito Benzema: per il francese si tratta del 12° gol in questa Champions.
Madrid tra le prime 4 per la decima volta negli ultimi 12 anni, e in 31 partecipazioni su 52. Madrid, rimasto uguale a quello di Stamford Bridge, con Valverde per Asensio o Rodrygo, e con un pezzo fondamentale di difesa in meno: il fragile Nacho al posto del ferreo Militao, squalificato.
Tuchel ha scelto Marcos Alonso a sinistra, Loftus-Cheek e Kovacic in mezzo e Werner davanti. Fuori Christensen, Azpilicueta, Jorginho, Pulisic con difesa a 4 e Mount accentrato alle spalle dei tedeschi Havertz e Werner, osservati in tribuna dal c.t. Flick. A Londra in mezzo il Chelsea aveva patito da morire, con Kanté irriconoscibile e sostituito nell’intervallo.
Il Chelsea al Bernabeu ha impiegato 14 minuti e 11 secondi per trovare la sua prima rete: un possesso lunghissimo chiuso da una verticalizzazione sull’asse LoftusCheek-Werner-Mount con l’inglese che, infilandosi nel corridoio centrale dell’area, ha battuto Courtois con un destro in corsa preciso. Il resto del dominio del Chelsea non ha portato ad occasioni clamorose, però ha tenuto in apprensione un Real piatto e bucato di nuovo all’inizio della ripresa.
Il Madrid ha iniziato a giocare, colpendo la porta di Mendy con una punizione di Kroos che ha costretto il senegalese a un gran volo, e poi la traversa con un colpo di testa di Benzema pescato da Mendy. In mezzo poi, c’è stato il terzo gol del Chelsea, annullato dal Var per un fortuito tocco di mano di Marcos Alonso, servito da Kanté, che aveva fulminato Courtois col destro.
E il primo cambio di Carlo: fuori un Kroos avvelenato e smoccolante, dentro Camavinga. Madrid sopravvissuto, ma per poco perché al 75’ Kovacic, taglia per Werner: Casemiro finisce a vuoto e il tedesco rientrando realizza il 3-0. Madrid in bambola viene salvato prima da Courtois: provvidenziale su una testata di Havertz su un altro angolo. E dopo grazie a Modric.
Al 96′ ci pensa Benzema, servito da Vinicius, che piazza la palla alle spalle di Mendy. Poi tanto Chelsea, tanta passione blanca e il Real di nuovo in semifinale. L’ottava per Ancelotti, come Pep e Mou.
L’assist a Rodrygo ha spaccato la difesa e la partita del Chelsea e ha ridato fiato al moribondo Real Madrid. A fine partita Modric a bordo campo si è fuso in un grande abbraccio con Alessandro Del Piero, uno a cui anni fa il Bernabeu tributò una ovazione quando venne a offrire le sue meraviglie con la maglia della Juventus.
Ale e Luka si sono stretti con trasporto e sincerità, crack e crack, geni che il capriccioso ed esigente pubblico dello stadio del Real Madrid ama. Da anni ormai Modric è il giocatore più “querido” da queste parti. Più di Benzema, che è stato a lungo criticato, più di CR7, che col Bernabeu ha avuto più di uno scontro. Più di Sergio Ramos, il “gran capitan” trascinatore ma difensore. Luka, disegna sul prato i canoni estetici che qui adorano: un misto di classe, fantasia e amore per la maglia, incapacità di arrendersi ed eterna voglia di lottare. Tutte cose che Luka, bambino scappato dalle bombe del conflitto dei Balcani, ha nel sangue.
A settembre Modric compirà 37 anni, e due mesi dopo sarà al Mondiale con la Croazia. Ha un contratto in scadenza già rinnovato col Madrid, dove potrà restare finché ne avrà voglia e le forze glielo permetteranno.
Il compagno di nazionale e rivale col Chelsea Kovacic ha detto: «È straordinario. Lo ammiravo da bambino, è così bravo perché ama così tanto il calcio, lo vive ogni giorno da professionista, potrà giocare ancora 3-4 anni». Anni fa sembrava potesse venire da noi, si parlò dell’interesse dell’Inter, purtroppo non se ne fece nulla: gli avremmo parlato di Janos Haidu, godendoci il suo meraviglioso colpo all’ungherese.
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