City e Atletico finisce in rissa. Il pari porta Guardiola in semifinale

Finisce in rissa una partita ad altissimo voltaggio che si è chiusa com’era iniziata: 0-0 che premia il City di Guardiola, lanciato dal gol di De Bruyne all’andata, e lascia tanti rimpianti all’Atletico del Cholo. Durante la rissa Savic tira i capelli a Grealish e dà la caccia a Foden. Seguono gli insulti a Guardiola applaudito ironicamente da Simeone, e infine la polizia che s’infila negli spogliatoi insieme ai giocatori per evitare guai peggiori.

L’Atletico stavolta sì che ha giocato e tirato, non come all’andata: Ederson è stato decisivo ma la squadra del Cholo non ha segnato per la terza partita consecutiva e allunga a 8 la striscia di gare senza vittorie in casa in Champions. Niente semifinale tutta madrilena, Ancelotti sfiderà Guardiola che ieri l’ha superato nelle semifinali di Champions raggiunte: 9-8. E doppia sfida Premier-Liga.

Accoglienza trionfale Partita avvolta in un tessuto emozionale molto spesso. L’accoglienza al pullman dell’Atletico, con migliaia di persone in festa al grido di “Sì, sì può”. L’inno a cappella, la grande coreografia che richiama “orgoglio, passione e sentimento”, il gioco di luci sulle note degli AC/DC, i fischi per tutti, in un crescendo assordante: all’ex Rodri, a Pep Guardiola, all’inno della Champions League per un’annosa faida con la Uefa iniziata ai tempi di Michel Platini, e infine anche agli inglesi che si sono inginocchiati. E l’ovazione incredibile per il “Cholo” Simeone, il condottiero che oltre 10 anni fa ha cambiato forma, mentalità e storia del club.

Al colchonero medio non importa che la sua squadra giochi poco o male, perché prima di Simeone non è che producesse scintille tattiche apprezzate nel mondo e non vinceva mai, o quasi. Pep e il Cholo vestiti di nero, come all’andata, e lì separati da 20 metri ad animare, agitare, sbraitare, sbracciarsi. Il Cholo fa il direttore d’orchestra, chiede più fischi, più applausi, più partecipazione. E il Metropolitano segue il suo direttore d’orchestra indemoniato.

City impreciso In campo tre cambi: nell’Atletico Lemar per Vrsaljko, con Marcos Llorente arretrato, nel City Foden e Walker per Sterling e Ake. E un’attitudine differente da parte dei padroni di casa. Che, dopo non aver mai tirato in porta a Manchester, sono obbligati a provarci e sono più aggressivi e propositivi. Niente di trascendentale, ma non è certo il 5-5-0 che a Pep ha ricordato i Flintstones. Il City è impreciso. Tiene palla ma senza la profondità o la pericolosità abituale. Rispetto alla supersfida col Liverpool, la palla gira molto più piano e spesso s’incaglia. Il City tira senza grande precisione, e al 29’ è sfortunato quando Foden serve a Gundogan una gran palla in mezzo all’area che il tedesco di sinistro manda sul palo.

La lunghissima ripresa è tutta dell’Atletico. Che spinge, tira, pressa, schiaccia, senza trovare il gol. Simeone fa 5 cambi, ma De Paul sballa due conclusioni, Suarez è imbolsito nell’unica palla giocabile, Cunha è fermato da Stones, Carrasco da Ederson, così come Correa al 112’ di una partita infinita, elettrica e incattivita. Pep, che ha perso De Bruyne e Walker per infortunio e ha avuto i suoi talenti tutti fuori giri, assiste preoccupato all’assedio finale degli indiani Colchoneros e trova un minimo di pace quando fa entrare il rude Fernandinho. Il capitano è uno dei migliori, perché questa era una serata di spada e non di fioretto. E alla fine nel saloon del Metropolitano è rimasto in piedi il City.

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