Campioni del tennis ai box: troppo stress

Assenze pesantissime nel tennis, accompagnate da una tendenza in pericolosa crescita: gli infortuni dei tennisti di vertice sono sempre più frequenti. Solo a Miami, il Masters 1000 che si è concluso domenica, i ritiri sono stati addirittura 17. 

Il logorio del tennis moderno è una realtà sempre più crudele. Medvedev, il numero 2 del mondo, si è appena operato per un’ernia al disco e rischia di salutare tutto lo swing europeo del rosso. Berrettini, numero 6, è convalescente a causa di un intervento al mignolo destro: in questi giorni dovrebbe conoscere la prognosi definitiva, anche se l’ottimismo delle prime ore, sembra essersi ormai evaporato. 

Il Divino Federer invece, è ai box dal luglio scorso, per un ginocchio che mette giudizio a fatica e progetta di rientrare a settembre: a 41 anni compiuti, le incognite dell’età e gli acciacchi pregressi ci stanno in pieno.

Secondo una ricerca recente, meno della metà degli infortuni riguarda gli arti inferiori (il 40%); quelli agli arti superiori rappresentano il 25%, mentre il resto riguarda schiena, busto e addome (20%), nonché cosce, anche, testa e occhi (15%). 

Dunque, si gioca troppo. In realtà, nella fantastica stagione 1984, John McEnroe mise insieme 84 match, più dei 76 di Djokovic del dominio del 2011. Pertanto, se esiste davvero un problema di calendario, questo potrebbe riguardare gli spostamenti troppo ravvicinati da un continente all’altro e soprattutto i tempi ristretti della pausa invernale, ormai ridotta a tre settimane a dicembre di cui appena due da dedicare agli allenamenti prima di partire per l’Australia. Infine, durante la stagione è difficile ritagliarsi nuovi tagliandi atletici, perché il ranking e il montepremi chiamano. 

epa09862667 Daniil Medvedev of Russia appears exhausted in the second set against Hubert Hurkacz of Poland during a quarterfinal round match of the Miami Open tennis tournament at Hard Rock Stadium in Miami Gardens, Florida, USA, 31 March 2022. EPA/ERIK S. LESSER

Fino al 1974 tre Slam si giocavano sull’erba e uno sulla terra, superfici morbide di scivolamento. Oggi il 35% dei tornei si disputa sul cemento: terreno duro, che necessita di brusche frenante. Un rettangolo duro e nel contempo reso lento dalle resine, alza così la traiettoria dei rimbalzi, riducendo la velocità della palla.

In tal modo, servizio e risposta a parte, si è introdotto un gioco manovrato da lontano fatto di mazzate e traiettorie curve, con i motori sempre accesi al massimo della potenza, e che sollecitano troppo spesso il muscolo del giocatore, a discapito della destrezza. 

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