Christian Eriksen reagisce così, nel miglior modo possibile alla prova più difficile che gli abbia mai messo davanti la vita. Nove mesi fa, giaceva a terra senza battiti del cuore: in quei cinque interminabili minuti, i compagni attendevano disperati, mentre il “fratello” Kajer era rimasto al suo fianco ad aiutare i medici.
Domenica scorsa è tornato a vestire la maglia della Danimarca, nell’amichevole contro l’Olanda. Stavolta il cuore batteva regolare, grazie all’aiuto di un defibrillatore sottocutaneo. Entrato a inizio del secondo tempo, ha subito segnato. Ieri invece, nell’amichevole con la Serbia, ha giocato da titolare. Al dodicesimo minuto della ripresa, ha sfilato via un dei suoi tiri, fissando il risultato sul 3-0 per la Danimarca.
Eriksen è tornato in nazionale alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam, dove è cresciuto e ha mosso i primi passi da campione in forza all’Ajax. Ha ripreso il cammino proprio dopo che la sua vita si è fermata per un lungo momento. A quell’esordio europeo contro la Finlandia, quando ebbe l’arresto cardiaco.
Con il ritorno in nazionale, questa volta il destino è come se gli avesse detto: vai e riprenditi quello che hai rivoluto a tutti i costi dove l’avevi perso. L’accoglienza per Christian è stata da brividi. Stadio pieno, 35 mila tifosi a scandire il suo nome. E un grande striscione, concreto come sanno essere i nordici: «Bentornato Eriksen». Lui è entrato con un sorriso timido, una stretta nel cuore, e la fascia di capitano al braccio che gli ha ceduto Kasper Schmeichel.
Durante la partita, Eriksen impiega un po’ per entrare nel vivo del match, toccando la prima palla dopo 6 minuti. L’ex interista ora al Brentford sembra tranquillo e anche senza paura: contrasta, va in pressing, a tratti illumina, come con quel lancio per Maehle.
L’atalantino apre la sfida, Lindstroem la mette al sicuro a inzio secondo tempo e poi, dulcis in fundo, ecco la giocata di classe del campione ritrovato. Ad Amsterdam dopo il gol è corso a centrocampo come nulla fosse, stavolta esulta a lungo, e scivola in ginocchio verso i tifosi, come dire: son tornato davvero.
Pubblico esaltato, mucchio selvaggio e felice dei compagni su di lui. Una gran bella scena e peccato che in mezzo al mucchio non ci sia l’amico più caro, Simon Kjaer, rimasto a casa infortunato. Pazienza, avranno il tempo di riabbracciarsi con la maglia biancorossa addosso, magari ai mondiali. Poi, a dieci minuti dalla fine, il c.t. Hjulmand lo toglie per ricevere la giusta ovazione. Eriksen restituisce la fascia a Schmeichel che lo bacia tra i capelli, esce con il publico tutti in piedi. E il suo sorriso illumina lo stadio.
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