«C’è un futuro luminoso per la mia gente». Con queste parole, Biniam Girmay, ha voluto esorcizzare la vittoria di ieri a Gand: l’eritreo in Belgio, dopo essere entrato nella fuga decisiva, vince allo sprint contro Laporte.
La corsa si è infiammata sull’ultimo muro del Kemmelberg preso dal versante di Ossuaire: Van Aert ha attaccato, scollinando con pochi secondi di vantaggio su Mohoric, Pedersen, Andersen, Van Avermaet e Stuyven. Ma ai meno 25 km dal traguardo, col gruppo ricompattato, la Jumbo decide di mandare in avanscoperta Laporte.
Alla sua ruota si sono poi aggiunti Stuyven, Van Gestel e Girmay. I trenta secondi guadagnati hanno permesso al quartetto di gestire il ritorno degli inseguitori (Kragh Andersen ci ha tentato anche da solo) per il successo allo sprint. Laporte ci prova, ma Girmay uscendo allo scoperto di prepotenza, trionfa alla grande.
Nato ad Asmara (la capitale) il 2 aprile 2000, Girmay è il primo corridore africano a trionfare in una classica di ciclismo. «È davvero incredibile, non avrei mai sperato di arrivare a tanto – ha raccontato l’incredulo Biniam subito dopo l’arrivo -. Ho sofferto un po’ sul pavé, non ero a mio agio. Poi mi sono sentito sempre meglio e ho recuperato posizioni. Nello sprint avevo avversari forti, ma ero lo stesso fiducioso. Questo successo spero cambi molte cose, non solo per me: c’è un futuro luminoso per tutti i corridori africani. I complimenti fateli a loro».
In casa Intermarché, squadra belga che ha puntato sul giovane talento africano, forse nessuno avrebbe pensato di vedere un giorno Girmay sollevare il trofeo della Gand-Wevelgem e ricevere gli abbracci dei suoi compagni (compreso Andrea Pasqualon, 14° al traguardo e primo degli italiani).
E invece Biniam, ha bruciato le tappe in questo inizio di stagione, dimostrando con i fatti di essere una delle realtà più belle del panorama ciclistico, finendo per allargare gli orizzonti. Non a caso per il 2025 lo stato africano del Ruanda, ha ottenuto dall’Uci, l’organizzazione del Mondiale.
Appena qualche mese fa, il nome di Girmay iniziò a circolare in modo prepotente, grazie all’argento iridato conquistato in Belgio, tra gli Under 23. Quel giorno a vincere fu l’italiano Filippo Baroncini con un allungo nel finale, ma alle sue spalle rinvenne il ragazzo di Asmara. Mai nessuno del suo Paese era arrivato a ottenere un risultato simile. Alla Milano-Sanremo invece, è rimasto agganciato al treno dei più forti sul Poggio, concludendo in classifica al 12° posto.
«Se ho un idolo? Peter Sagan, ma lui è un campione e io sono solo all’inizio – ha aggiunto l’eritreo -. Adesso tornerò in Africa per preparare il mio debutto al Giro d’Italia. Spero di far bene. Magari con una maglia rosa nella prima tappa in Ungheria, gara perfetta per le mie caratteristiche».
E dunque chissà, se anche alla prima frazione del Giro d’Italia, venerdì 6 maggio, si potrà scrivere una bella pagina di storia del ciclismo.
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