I giorni tristi di Lukaku: da Londra il belga chiama Milano

Triste, lontano, escluso. Quel sorriso feroce non c’è più: Romelu Lukaku è in crisi, è diventato un problema per il Chelsea. Tanto che martedì, nella partita (almeno per ora) più importante dell’anno, l’andata degli ottavi di Champions League contro il Lille, è rimasto in panchina novanta minuti filati. 

Pagato solo 115 milioni, vive giorni difficili, rimpiange l’Italia, si consola con i 12 milioni di ingaggio.

Sabato contro il Crystal Palace, Lukaku ha stabilito un record negativo: solo sette palloni toccati (uno era il calcio d’inizio), così pochi nessuno dal 2003, da quando sono rilevate queste statistiche in Premier League. Un dato che fa riflettere, soprattutto conoscendo l’attitudine del belga, bravo a far girare la squadra attorno a sé. Una prestazione al contrario che lo ha rimesso spalle al muro. 

La verità è che Lukaku al Chelsea non è felice. Non si sente valorizzato, non è riuscito a inserirsi. Il belga non si è mai ambientato al Chelsea, il rapporto con l’allenatore Tuchel è ormai ai minimi. 

Lukaku e il Chelsea non sono fatti l’uno per l’altro. Sono corpi estranei uniti in un inciampo del destino. Così, nel cuore di Romelu, assieme alla nostalgia per Milano, sta crescendo una sottile speranza: quella di riabbracciare il nerazzurro presto, prestissimo, magari già la prossima stagione. 

Dicono che si torni sempre dove si è stati felici e, in effetti, niente gli ha dato gioia quanto l’urlo di San Siro. Nella ormai famosa intervista a Sky Italia di fine dicembre, Lukaku non si era certo morso la lingua: oltre a mandare messaggi d’amore pubblici ai suoi ex tifosi, aveva aperto al suo ritorno in un imprecisato futuro. Da allora, le cose sono perfino peggiorate: Lukaku vorrebbe che quel futuro diventi presente.

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