Da Como a Bergamo, 239 chilometri pronti a trasformare la fatica in gloria. È la corsa Monumento iniziata nel 1905, quando persino il Giro d’Italia non era ancora nato.
Disputata più volte, tranne che nel 1943-44 a causa della seconda guerra mondiale, la “Classica delle foglie morte” non si è mai fermata, né dinanzi alla Grande Guerra del 1914-18 e neppure di fronte al Covid.
La gara professionistica italiana è entrata oggi in scena con i migliori corridori al mondo. L’edizione numero 115 ha visto così un dislivello di 4.400 metri e gli ultimi 110 km come i più impegnativi.
Dossena, il Colle Zambla e poi il Passo del Ganda lungo 10 km con una pendenza media del 7% e punte al 13%. Ed è qui che ai meno 37 km ci prova Pogacar: lo sloveno si lascia dietro il drappello di testa portandosi da solo in discesa.
Poco prima dello scollinare però, ecco che Fausto Masnada allunga sui primi per lanciarsi all’inseguimento dello sloveno.
La picchiata su Nembro e i 19 tornanti, consentono a quest’ultimo di rientrare al comando. Il resto dei 9 km per arrivare a Bergamo vedono Pogacar tirare senza ricevere cambi dall’italiano. L’ordine di non collaborare giunge a Masnada direttamente dalla ammiraglia Deceuninck.
La ragione si deve al fatto di facilitare un possibile rientro del suo compagno di team, il campione del mondo Julian Alaphilippe, rimasto fermo in quel momento sulle ruote del gruppetto inseguitore.
Accolti tra due ali di folla, il passaggio dentro Bergamo vede oramai la coppia al comando prepararsi per lo sprint. Infine, la linea del traguardo sorride al ventitreenne sloveno.
Tadej Pogacar, il giovane corridore che da due anni di fila vince il Tour de France insieme a una Liegi-Bastogne-Liegi, stavolta ci accoppia pure il Lombardia.
Un tris di successi che ricorda quello di Eddy Merckx ottenuti proprio dal cannibale nel lontano 1971 e 1972. Tuttavia, Pogacar ha ribadito di “non correre per la storia ma per divertirsi”.
Anche se la vittoria odierna, rende assai bene la cifra dell’impresa che il giovane ciclista, si è appena messo in tasca.
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