Cassani e la troppa pubblicità che forse ha distratto dai giochi

Il resoconto sulla gara ciclistica delle olimpiadi di Tokyo 2020 per gli azzurri parla chiaro: mai così in basso dal 2014. Anno in cui Davide Cassani fece il suo esordio in qualità di commissario tecnico per la ricostruzione del movimento. 

Di certo le medaglie non sono mancate, come con Elia Viviani nel 2016, oro su pista alle olimpiadi di Rio. Anche i tre Europei vinti di fila grazie a Matteo Trentin, Elia Viviani e Giacomo Nizzolo. Senza dimenticare il mondiale a cronometro di Filippo Ganna a Imola. 

Tuttavia, se andiamo ad analizzare ciò che è accaduto nella prova olimpica di ciclismo, si può affermare di aver visto l’Italia più brutta e meno incisiva della gestione Cassani.  

Gli azzurri in gara non sono mai stati protagonisti, venendo così meno alle aspettative. Ad ogni modo, l’impegno degli atleti non si discute. Vedi Bettiol in scia con i migliori sino ai meno 15 km dall’arrivo, bloccato poi dai crampi su un tracciato praticamente non suo. 

Ma dopo ogni grande appuntamento, è logico chiedere sul futuro del commissario tecnico. A tal proposito Cordiano Dagnoni, Presidente della FCI afferma <<l’intenzione di creare un gruppo di commissari tecnici che vadano d’accordo, a differenza di un sistema di lavoro dove si tende a curare il proprio orticello >>.  

Al di fuori di ogni singola dichiarazione, rimane nel cuore dei tanti tifosi italiani di ciclismo una perplessità da chiarire.

Ovvero, se magari la scarsa prestazione degli azzurri alle olimpiadi, nasce dal fatto che Cassani nell’ultimo periodo abbia prestato maggiore attenzione alla pubblicità, col risultato di aver quindi distolto dai giochi i propri corridori!   

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One thought on “Cassani e la troppa pubblicità che forse ha distratto dai giochi

  1. Sbagliata la scelta dei corridori, sbagliato il commissario, sbagliato il movimento ciclistico italiano. Qualcuno ci naviga per interessi personali e non si fa da parte. Se Cassani già prevedeva il risultato, allora scegli atleti anonimi e giovani che possano trarre esperienza per il futuro. Ma il movimento ciclistico italiano è gerarchico, i vecchi non si fanno da parte, i giovani devono aspettare che qualcuno vada in pensione per poi emergere. Stephen Roche ha ribaltato questo sistema, ma lui poteva, è irlandese.

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