foto Gianni Alcini
Se in Abruzzo il ciclismo è diventato lo sport più praticato dalla gente comune, il merito va anche a chi, con dedizione e talento, sa raccontare attraverso gli scatti fotografici, una semplice disciplina sportiva.
Insomma, per fortuna che esiste l’arte di saper immortalare l’immagine di un atleta o un gruppo di cicloturisti. Un’abilità che senz’altro riesce a Bruno Di Fabio, fotografo del ciclismo, dotato di un click davvero eccezionale.
Persona di grande esperienza, grazie a questo signore il popolo dei social è in grado oggi di conoscere in tempo reale, sia il nome del vincitore di una gara, che i risultati dei partecipanti presenti alle manifestazioni ciclistiche.
Bruno inizia ad andare in bicicletta all’età di 15 anni, spinto soprattutto dal fratello e, che a sua volta, gareggia già da diverso tempo. La prima bici da corsa di Bruno era di seconda mano, acquistata con la promessa “se vai bene te ne compreremo una nuova”.
All’epoca le bici venivano prodotte in acciaio o addirittura in ferro, mentre il peso poteva variare tra i 10 e i 12 chili. Tuttavia, non erano le scarse caratteristiche tecniche dei mezzi di allora a frenare la voglia di chi, amava pedalare a tutta in salita o sulle strade sterrate.
Non esisteva neppure internet e in pochi godevano del privilegio di possedere una tv. E quando c’era il Giro d’Italia o il Tour de France, Bruno si recava presso un’officina a sentire le radiocronache e i duelli tra Fausto Coppi e Gino Bartali.
All’interno della bottega ci lavorava un fabbro, suo vicino di casa: era il padre di Erminio e Palmiro Masciarelli.
Bruno desiderava diventare un corridore professionista, tanto che tra gli esordienti e allievi, riuscì a vincere ben sedici gare. Nel 1961 in forza agli élite, si vide trionfare a Offida, Bellante, Cologna paese, L’Aquila e Montenero di Bisaccia.
Corre persino al fianco di Vito Taccone, considerato da lui un atleta “astuto e allo stesso tempo fortissimo. Capace di primeggiare sempre ed esserti amico solo quando scendeva dalla bici”.
Purtroppo, nonostante le tante vittorie ottenute tra i giovani, Bruno non ce la fa a passare professionista. Costretto poi a ripiegare nel settore amatoriale, vince cinque gare consecutive. In seguito a una brutta caduta e alla rottura della clavicola, Di Fabio scelse di darci un taglio con l’agonismo.
Una volta appesa la bici al chiodo, decise quindi di prendere in mano il dispositivo che lo avrebbe reso celebre in tutto l’Abruzzo: la macchina fotografica.
Uno strumento che lo ha riportato nell’ambito ciclistico, fino ad ingabbiarlo fra migliaia di scatti fotografici.
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Grande Zio Bruno