Il corridore belga, con un assolo finale in Via Roma, sorprende tutti e conquista la Classica di Primavera
Certi corridori riescono ad essere al pari dei grandi artisti. Attori capaci di saper cogliere al volo intuizioni impossibili anche solo da immaginare, soprattutto per chi non ha nel Dna l’istinto del genio. Molti ciclisti considerati outsider, passano il resto della propria carriera professionistica a sentirsi dire che non potrebbero mai vincere una classica monumento. Ma la Milano-Sanremo si sa, ha tante chiavi: dopo 300 km di gara, sono le gambe a fare la differenza. Ma non solo. In quegli attimi è la lucidità mentale che porta un atleta, considerato uno tra tanti, a cogliere l’opportunità di una vita.
Jasper Stuyven, realizza così la grande impresa avvenuta in una fredda giornata di sole all’edizione numero 112 della Milano-Sanremo. Di sicuro per il belga non è stato facile aver resistito al ritmo elevato imposto da Filippo Ganna sulla salita finale del Poggio, oltre all’attacco impartito da Alaphilippe seguito a sua volta da Van Aert e Van Der Poel. Tuttavia, la tenacia del belga lo ha condotto ugualmente a scollinare sul Poggio insieme ai migliori.
Sono ben tre i punti salienti che hanno vivacizzato il percorso della Classica di Primavera. Il primo è la lunghezza: quest’anno i chilometri sono stati trecento contro i 267 del Fiandre, i 259 della Roubaix i 257 della Liegi e i 231 del Lombardia. Molte le salite nel finale, con la Cipressa e il Poggio, che hanno consentito di fare non poca selezione. La corsa non è transitata nel Turchino a causa di una frana. Al suo posto è subentrato il Giovio: 5,7% con un dislivello che va dal 2,7 all’8%. L’ultimo chilometro si è dimostrato ancora una volta decisivo per la vittoria, con i corridori lanciati verso la linea del traguardo.
C’è da dire che la Milano-Sanremo, risulta spesso alla portata degli uomini jet, quelli capaci di far frullare i pedali come in un cartone animato, di toccare punte di quasi 70 Km/h dopo 300 chilometri di corsa. In questo 2021 i corridori da Albissola si sono visti sfilare per la Riviera ligure, negata dai sindaci lo scorso agosto a causa dell’emergenza Covid. Per la cronaca sportiva, il Poggio venne introdotto nel 1960 dal patron Vincenzo Torriani proprio per movimentare la gara e renderla meno adatta ai velocisti. Missione riuscita in parte, perché l’amore tra la Sanremo e gli sprinter si è dimostrato più forte di ogni avversità.
E dunque, che il corridore della Trek – Segafredo fosse un duro a morire si era capito 5 anni fa alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Una “classichetta” belga per velocisti dove lui, che comunque veloce lo è, riuscì ad anticipare tutti partendo ad una quindicina di chilometri dalla conclusione, resistendo contro ogni pronostico al ritorno delle squadre degli sprinter.
“Al temine del Poggio avevo tenuto bene, ma c’erano ancora diversi velocisti davanti e allora ho preferito giocare d’anticipo. Nessuna azione programmata, ho giocato d’azzardo”. La spiegazione di come sono andate le cose appena conclusa la corsa e raccontata dallo stesso vincitore. In sostanza, quando Stuyven è scattato, gli altri si sono guardati in faccia, dando vita al classico attimo fatale.
E poi al belga gli è andata bene, perché dal gruppo inseguitore ai meno duemila metri dall’arrivo è partito il danese Kragh Andersen, uomo da sparata, come del resto aveva già mostrato in due tappe dell’ultimo Tour de France. Pertanto Andersen dapprima afferra la testa della corsa senza portarsi dietro nessuno, e infine concede a Stuyven la possibilità di respirare, portandolo in carrozza sul rettilineo conclusivo. Qui è stata questione di metri: Stuyven ha resistito al ritorno di un fantastico Caleb Ewan, il piccolo velocista australiano che ha tenuto contro ogni previsione al ritmo forsennato degli altri su Cipressa e Poggio: “Sono un po’ dispiaciuto per il secondo posto, ma non ho nessun rimpianto. Quando è partito Stuyven ci siamo guardati troppo, perciò lo sprint finale è servito soltanto per la piazza d’onore”.
Terzo posto per Wout Van Aert, l’unico dei favoritissimi a prendersi almeno un podio: “C’è stata esitazione anche nella parte finale del Poggio. Con la squadra abbiamo seguito il piano tattico, ma gli ultimi km sono sempre un’incognita, ci si affida all’istinto. Ad ogni modo rivolgo i miei complimenti a Jasper”. Quinto Van Der Poel, più dietro Alaphilippe. Degli italiani il migliore è stato Sonny Colbrelli(ottavo), Vincenzo Nibali invece, ha di fatto corso per il compagno di squadra Stuyven, mentre si può nutrire un certo rimpianto per la prova di Filippo Ganna. Il campione del mondo a cronometro ha imposto un ritmo alto sul Poggio, lavorando per Kwiatkowski e Pidcock. Ma se avesse riservato le energie per una sparata personale negli ultimi km, chissà.
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