La Vini Zabù dal 2021, proverà a giocarsi la carta della voglia di emergere, e che soprattutto i giovani atleti del team, cercheranno di tirare fuori, con l’obiettivo di ripartire alla grande. In modo particolare, la squadra ora stravede per tutte quelle gare adatte ai velocisti: non a caso, adesso si dà piena fiducia a Jakub Mareczko. Il corridore italo-polacco infatti, appena tornato all’ovile, viene descritto come la punta della formazione professional, in vista delle competizioni europee e non solo. Dal canto suo Mareczko, può sempre godere del supporto dei compagni di squadra, che intanto, si trovano nel pieno della maturità agonistica. L’obiettivo quindi, è costruire un treno in grado di lanciare l’uomo di riferimento a settanta chilometri orari. Ma la missione di motivare i ragazzi per raccogliere tante vittorie, spetta a chi, da dentro l’ammiraglia, li accompagna sin sotto la linea del traguardo. Ed è qui, che entra in gioco l’esperienza del direttore sportivo. In questo caso, Luca Scinto.
Tirando le somme, è soddisfatto degli esiti ottenuti nel corso di un anno anomalo?
<< Se consideriamo il livello del team, direi assolutamente di sì. Ad ogni modo, questa formazione si è sempre fatta notare per la sua caparbietà: merito dei nostri ragazzi. Personalmente, non escludo di poter raccogliere ulteriori traguardi importanti, iniziando magari da subito. I buoni risultati e le vittorie, rappresentano la vera essenza di questo sport, dato che alla fine, aiutano sempre ad andare avanti >>.
A partire dal prossimo anno ce la farete a dare del filo da torcere alle formazioni World Tour?
<< Di certo alle corse, non staremo fermi a guardare i big del ciclismo mondiale mentre si danno battaglia per un successo di tappa. Perciò, sembra scontato dire che a riguardo, ci impegneremo a fare la nostra parte. D’altronde, i miei ragazzi ad oggi, hanno sempre svolto un ottimo lavoro >>.
Conta la visibilità nel ciclismo moderno?
<< Assai. Ovviamente prima di mettersi in mostra, è indispensabile saper programmare una strategia ben definita: in pratica, ci vogliono le idee giuste. Ma l’elemento che esalta il lavoro di una squadra, è il totale dei risultati ottenuti >>.
Per quanto concerne il nuovo calendario UCI, si aspetta una stagione simile al 2020?
<< Auguriamoci intanto che dal prossimo gennaio, il vaccino sarà di aiuto nei confronti dell’intera comunità civile. Sull’argomento non saprei dire con esattezza cosa davvero dovremo attenderci: alcune gare di inizio anno sono già state cancellate. Staremo a vedere >>.
Considerando il periodo non facile, qual è il motivo in più che vi aiuta ad avere continuità nei risultati e magari a crescere?
<< Il dialogo. Senza non si va da nessuna parte. Il 2020 tra l’altro, è stato un anno strano: la stagione vera e propria è partita tardi ed è terminata oltre il tempo prestabilito. La faccenda del coronavirus ha inciso pesantemente sul rapporto con gli atleti più giovani. In sostanza, fino all’ultimo non sapevamo a chi rinnovare il contratto o dare fiducia, visto che all’inizio si è corso poco. Durante il periodo del lockdown invece, è subentrato pure un momento di agitazione al nostro interno. Ma per fortuna, la faccenda si è risolta nel migliore dei modi, anche grazie alla partecipazione al Giro d’Italia >>.
Tuttavia, è nei momenti di massima difficoltà che un atleta può mostrare di possedere la stoffa del vero corridore, esatto?
<< Attualmente in forza alla Vini Zabù, non ci sono ciclisti fenomenali. Comunque, abbiamo ragazzi interessanti che necessitano di tempo per crescere >>.
Il segreto per andare d’accordo con i giovani?
<< Avere pazienza, concedendo inoltre loro, quello spazio necessario da poter consentire a ognuno di svilupparsi al meglio. Anch’io qualche anno fa sono stato un corridore e non ero un campione. Eppure, ai quei tempi, mi fu data l’opportunità di diventare un buon corridore >>.
Tra tutti i suoi atleti, chi è riuscito davvero a sorprenderla?
<< Veljko Stojnić. Il serbo, nonostante i suoi 22 anni va molto forte a cronometro. Credo che davanti a sé avrà un gran futuro >>.
Gestire un team in modo estroverso aiuta a tenere saldi gli equilibri al proprio interno?
<< Il lavoro da direttore sportivo a volte, lo gestisco con metodi che forse, in pochi riescono a comprendere. Personalmente, a me piace scherzare con i ragazzi e non ritengo di doverli stressare al di fuori dalle gare. Ci dobbiamo divertire, perché in fondo, il ciclismo è una passione. Cercare di vincere sì, ma senza forzare troppo la mano. Lavorare in un ambiente famigliare spesso, significa aiutare un atleta a superare dei momenti di difficoltà. Alla radice però, non deve mancare il rispetto reciproco. E quando c’è da menare sui pedali, bisogna far emergere dalla testa del corridore, il massimo della concentrazione >>.
Costruire una squadra intorno a un velocista, può impedire ai suoi uomini di andare in fuga?
<< È probabile. Dipende dai programmi che si vanno ad affrontare. Per esempio, qualora RCS dovesse invitarci al Giro d’Italia, concentreremo tutta la nostra formazione su Jakub Mareczko. Un corridore del suo genere, è in grado di giocarsi il podio o una vittoria di tappa, persino agli ultimi venti metri. Al contrario, assistere ad un uomo di fatica, che cerca di entrare tra i primi dieci in una frazione dolomitica, non è cosa semplice >>.
Riguardo ai metodi di allenamento, avete provato il treno che lancerà Mareczko nelle volate?
<< L’ultimo uomo per Jakub sarà Riccardo Stacchiotti, che a sua volta verrà affiancato dai vari Bevilacqua, Stojnić e Liam Bertazzo. Quest’ultimo, è anche uno dei pilastri del quartetto azzurro su pista, e si sta preparando per correre alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2021 >>.
Dove puntate a vincere di più e in che periodo?
<< Purtroppo nel mondo c’è l’incertezza del Covid. Pertanto, è difficile stabilire dove e quando. Non nascondo il desiderio che nutro nel veder magari trionfare uno dei miei uomini in Europa. Nel 2020 ci siamo riusciti grazie a Luca Wackermann alla 1ª tappa del Tour du Limousin da Couzeix a Evaux-Les-Bains, con tanto di conquista della classifica generale al termine dell’evento >>.
Secondo la sua esperienza, cosa ha bisogno oggi il ciclismo italiano per essere rilanciato?
<< Di investimenti. In Italia ci sono poche aziende interessate ad entrare in questo settore. Attualmente si sta cercando di fare un buon lavoro con la nazionale azzurra. Purtroppo mancano i soldi. E nello sport professionistico, tutto gira intorno al dio denaro: quando il budget diminuisce, le cose vanno avanti con fatica >>.
Come vede il futuro del ciclismo azzurro?
<< C’è da lavorare parecchio. Riguardo ai giovani, bisogna avere molta pazienza e fargli capire che a vent’anni, non si deve essere troppo frettolosi: l’età giusta per emergere nel ciclismo è sui 25 o 26 anni. Di Remco Evenepoel, ne esiste solo uno e viene fuori una volta ogni cento anni >>.
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