Adios Diego

Ricordi la partita delle “notti magiche” e di quel rigore poco chiaro assegnato ai tedeschi, alla finale dei mondiali d’Italia ’90? E di un dubbio sollevato dallo stesso Maradona, poco prima del match? Mentre lo si vedeva esclamare, con gli occhi pieni di rabbia durante l’inno nazionale argentino dicendo “hijo de puta”. Labiale immortalato poi dalle telecamere di tutto il mondo! Oggi invece si sente di nuovo raccontare la oramai patetica frase che dice “in Italia lo abbiamo portato noi”.

“La mano de Dios”, colui che proprio da noi, ha conosciuto prima la droga e in seguito il tracollo finanziario.

Nonostante ciò, Maradona non ha mai smesso di amare il pubblico del Napoli: un colpo di fulmine sempre corrisposto. La sua “generosità”, narrata da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo più da vicino, era impareggiabile.

Ma la sua personalità, andava ben oltre il mondo del calcio. Diego era l’icona che dagli spogliatoi entrava in campo per dare spettacolo. Ogni tiro dato al pallone era un’inchino rivolto ai suoi tifosi: un persuadere gentile e costante, da riuscire ad entrare nei cuori di tutti gli sportivi.

Adesso Signori delle tv, radio e giornali, è giunta l’ora di lasciarlo riposare in pace. O se proprio non potete farne a meno, cercate di raccogliere le testimonianze da parte di chi, avendolo visto sempre sorridente, non ha mai smesso di amarlo.

Lasciate perdere i falsi amici di Diego. L’ipocrisia, non potrà mai fermare quel giocatore che, pur avanzando da solo contro tutti in un rettangolo verde, fu chiamato da Dio a realizzare il “gol del secolo”. 

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