Il campione slovacco, senza dubbio, è l’uomo più amato dai sostenitori del ciclismo moderno. Lo è perché è affidabile, come un vero samurai.
Nell’antico Giappone infatti, i samurai erano legati ad un codice d’onore, il cui rispetto li obbligava a una disciplina ferrea, ma che allo stesso tempo, li rendeva individui superiori.
E simile ad un bravo combattente dell’era mitologica, Sagan ha sempre il coraggio di dire quello che pensa. Una qualità che lo consacra a vero leader carismatico.
<< Sarò al Giro d’Italia, perché io mantengo la parola. Avevo già stretto la mano agli organizzatori e non torno indietro. Certo che il Giro d’Italia non è stato trattato bene quando ci si è messi a studiare il nuovo calendario >>.
Insomma, la sua parola ha un peso non indifferente, ed equivale ad una firma inserita all’interno di un contratto: una lealtà che si traduce in correttezza e determinazione.
Caratteristiche che ne fanno un vero esempio di genuinità. Merito anche della sua esuberanza, sia in corsa che fuori dal gruppo. Tra gli sportivi è uno dei personaggi più rock e social, perché sostenuto da una particolare grandezza d’animo, appartenete ai tempi passati.
Cresciuto agonisticamente in Italia, nella sua carriera, vanta tre mondiali vinti di fila. Ha pure conquistato un Fiandre, una Roubaix e sette maglie verdi della classifica a punti del Tour de France.
Dunque, a 30 anni, Peter Sagan sente il bisogno di debuttare al Giro d’Italia: lo aveva deciso lo scorso inverno e ha scelto così di rispettare i piani previsti. Ed è qui che si cela la coerenza di un autentico fuoriclasse: nella volontà di mantenere l’impegno preso.
D’altronde è pur sempre del Giro d’Italia che si sta parlando. Una corsa che ogni anno contribuisce alla crescita del nostro Paese. Ragione per cui, è impossibile non rendere onore alla Corsa Rosa, persino al tempo del Covid.
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