“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota e corro veloce per la mia strada”, cantava Lucio Dalla. Venticinque anni fa Senna ha lasciato per sempre un segno in quella curva del Gran Premio di San Marino. Forse, non doveva andare così.
Ayrton avrebbe dovuto vincere quel Gran Premio perché era nei suoi piani. Aveva appena preso il posto di Alain Prost in Williams. La squadra più forte in F.1 di quel periodo. All’epoca gli sarebbe spettato il numero zero dato che l’uno toccava al francese, in caso avesse continuato a correre. Scelse però il due. Pertanto la rivalità tra il brasiliano e Prost, in qualche modo, si sarebbe sentita ancora nei circuiti, nonostante l’ex iridato fosse già uscito di scena. <<Molti dicono che sono un pilota difficile. L’importante è avere rispetto reciproco. Solo il rispetto può mantenere la correttezza nel rapporto, sia professionale che umano. Quando non c’è rispetto non esiste nulla>>.
Ayrton voleva quindi il quarto titolo mondiale. Frank Williams gli offrì l’opportunità per eguagliare il suo rivale e magari superarlo. La concorrenza non era da meno. Tra i più ostili, vi era un certo Michael Schumacher, alla guida della Benetton. Scuderia non all’altezza per budget a quella britannica. <<Nessuno ci ha ordinato di correre in Formula 1 ma non siamo pagati per morire. Oramai si fa molto per il business e poco per la sicurezza. Bisogna rivedere le regole>>.
Ad Imola Senna era alla ricerca del riscatto dopo un avvio pessimo nei primi due GP: in Brasile e ad Okayama in Giappone. Le prove libere gli danno ragione per la terza volta in quella stagione di F.1 1994, grazie a una splendida pole. Ma la gioia di partire davanti a tutti per la 65esima volta in carriera, dura poco.
Roland Ratzenberger, 33 anni, alla prima in Formula 1 con un contratto per soli 5 GP, si schianta a 300 km/h contro un muro alla curva Villeneuve. La causa poi accertata, fu dovuta alla perdita dell’alettone anteriore della Simtek: la monoposto si vide trasformare in un mezzo senza controllo. L’austriaco muore sul colpo.
Senna è agitato, ha paura, non vuole correre, sente che qualcosa è cambiato. Le auto in quel periodo erano dotate di un motore con maggiore potenza rispetto alle precedenti. Inoltre il regolamento aveva fatto reinserire le sospensioni tradizionali: fino al ’93 le monoposto erano dotate di sospensioni elettroniche a discapito dello spettacolo. Dunque si doveva per forza fare un passo indietro in nome dello show, con un conto assai salato da pagare: la salute dei piloti. <<Queste macchine sono troppo pericolose. Spero che non si debba piangere troppo. Ma ci saranno tanti incidenti quest’anno>>.
“anche se qui non ci sono piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa”
Il giorno prima della gara, Senna aveva chiesto ai suoi meccanici di abbassare lo sterzo della sua macchina, poiché a quell’altezza non poteva vedere alcuni dati sul proprio cruscotto. Fu un lavoro sbrigativo e poco attento. <<A causa dello stress è facile sbagliare; questa è la sfida più grande. Non sempre si riesce a controllare tutto ma lo scopo principale è di essere sempre il migliore. Dare il massimo di sè stessi ogni volta che si agisce>>.
Quando in gioco c’è il titolo mondiale, un pilota pensa solo a vincere. Senna doveva trionfare e recuperare punti sul giovane tedesco. Perché a 34 anni non si possono fare più calcoli. A fine carriera un campione non può ritirarsi senza più vincere e dire basta. Non era da Ayrton. <<L’ebrezza della velocità mi coinvolge; quando corro più veloce della macchina avverto un senso di assoluta superiorità, quasi sovrannaturale>>.
“e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa”
e io ho chiuso gli occhi”.
<<Mi ferisce che si dica che credo di essere imbattibile o immortale a causa della mia fede in Dio. Ciò che voglio dire è che Dio mi dà la forza e inoltre che la vita è un dono che Dio ci ha dato e noi siamo obbligati a mantenerlo con cura>> Ayrton Senna.
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Foto di Dario Mitidieri